un istante, non è che uno scatto immortalato nella prigione dell'inafferrabile secondo per liberare l'attimo nella spontaneità di un'ancestrale ricordo utopico, da portare dall'avito natio dell'essere congruo ampliandosi nel rotocalco senza tempo del cuor sensibile in sua vita, a incensare la sua essenza, una bella atavica fotografia vintage a cancellare talvolta astrusi cacotopie in un giorno futuro tra le mani trasognanti, quando asciugheranno armoniosamente nella tristizia tutte le lacrime, quelle gemme d'emozioni che non appassiranno mai tra vestigi e florilegi decorati nel presente che arranca, ricamando senza sosta istanti per cui vivere, istanti per cui morire, sul lembo del fato che avvolge di stupori da assaporare con consapevole incontestabilità.
Un mercato rionale: sta a due passi dal portone in legno di casa mia, ostello di colori e di richiami, pirotecnia di luci e di suoni, di mele rosse e di violette fresche che lanciano gli aromi, gareggiando per chi è il più grande seduttore... è bella questa coppa di cristallo dove spumeggia il vino della vita, vorrei cogliere i fiori dai vestiti delle ragazze scese a far la spesa...
La mia energia è ormai come un dito di vino rosso in fondo ad un bicchiere, quando l'osteria si è ormai svuotata, e l'oste ti guarda con l'occhio cattivo: però, forse quel dito rosso nel vetro, sporco delle mie dita mal lavate, mi regalerà la forza per pensare una pianura erbosa, senza il puzzo di questa umanità corrotta e stanca, e scriverò una nuova poesia, che accarezzi l'erba con la mano d'amore di una madre premurosa...
Scendere all’inferno tra le braccia di chi ci annienta lentamente succede! al centro del suo desiderio c’è una vestale che lo venera come un dio... così la vuole. per amore asseconda consente tutto giorno dopo giorno diventa sua proprietà le toglie l’aria la soffoca. condiziona ogni parola ogni gesto... un amore logorante che vuole la sua vita la sua libertà. non ha lividi ne graffi ma crolla la sua mente disillusa irretita cerca una via d’uscita... e l’unica salvezza è solo la fuga.
mi sento ancorato ad un vecchio medioevo il biglietto ferroviario è il mio avverbio temporale ruoto il polso per estinguere la specie l'architettura mi strofina come un ago da clessidra nelle garze della pelle gli estrattori hanno ragni a nutrimento vite rimediate malinconia di luce un giorno come un altro e un dismesso frigidario.