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Pubblicata il 12/09/2008
Mentre il mare funesto mi si inquieta
con strenne di novembre rinsavite,
il cerro sulla cima guarda Creta
mirando le pendici sue passite.

Trasudano le piume come seta,
pur soffici rammentano pirite,
tremiti di speranza ma sì lieta
che d’agio ne deterge le ferite.

Stridon mesti vascelli all’orizzonte,
ampie folate di roca tristezza
come rocce di maggio transeunte

rammentano versetti di una brezza
levigante rifugio d’una fronte
già grondante dell’ultima carezza.
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*Interludio breve,
ma assai piacevole..
versi che come una soffice piuma
mi tascinano via, tra una
brezza levigante, incontro a
quell'ultima carezza...

p.s:in una piccola conchiglia si può
nascondere una perla preziosa
Summer

il 12/09/2008 alle 14:06

sublimi parole le tue, m'assuefano a grazia concessa e leggiadra che carezza anch'essa la mia fronte...leviga...
Grazie del commento...mi è piaciuto molto

il 12/09/2008 alle 14:11

dietro alla delicatezza delle piume, della seta si intuisce il fuoco , la pirite, il cerro......una brezza per dare sollievo ad una fronte infuocata dall'ultima carezza.
bella !
lilli

il 12/09/2008 alle 15:19

una sorta di sonetto...molto piacevole alla lettura.ben scritto.ciao

il 12/09/2008 alle 15:59

grazie mille del tuo commento...
mi ha colpito

il 12/09/2008 alle 17:41

beh in realtà di sonetto si tratta...
mi fa piacere che ti sia piaciuto...
non sempre il dolce stile di poetare italico riscontra floridi consensi!!!
GRazie davvero!

il 12/09/2008 alle 17:43