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Pubblicata il 27/06/2007
Osservo il vetro ondulato ed opaco
della finestra di questa latrina puzzolente.

Cerco di toccare le gocce di pioggia
e fingo ingenuamente di non capire
che non potrò mai bagnarmi la pelle.

Ad occhi socchiusi ripercorro la loro discesa
così irregolare, ma fluida
nel silenzio della sera quasi eterna.

Accarezzo il vetro
come fosse il mio viso,
asciugo le lacrime
quasi fossero profumate.

Senza alcuna spiegazione, mi fermo
con le dita tremanti ed il fiato sospeso.

M’accorgo di sentirlo e di vederlo al buio.
I miei lineamenti non sono gli stessi,
ma più marcati e sensuali.

Goffo e sorpreso della mia aria patetica
penso a come sarebbe Vivere un oggetto,
essere le tende di questa stanza oscurata
e sventolare all’aria di questa sporca città,

guardando il panorama oscillante

senza assaporare l’odore del sapone
o dell’acqua calda d’una doccia frettolosa,

ma respirando l’odore della notte
bagnandomi della pioggia fredda e sottile.

Cerco d’immaginare le stelle oscurate
o le nuvole passare, nascoste dai profili dei palazzi
irregolari ed immobili, sempre gli stessi,

mentre il mio tessuto si bagna
dall’umidità del mio stesso sudore
e gocciolante colo lungo me stesso
dimenticando la stanza da cui provengo

sognando questi posti così immensi
rifletto sui ricordi calpestando l’aria,

ma ridestato dai brevi sogni
m’alzo da questo davanzale di ceramica
tirando i pantaloni e sospirando profondamente.

Senza guardarmi indietro torno alla vita
dimenticando ogni pensiero
col rammarico del desiderio.
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mentre il mio tessuto si bagna
dall’umidità del mio stesso sudore
e gocciolante colo lungo me stesso
dimenticando la stanza da cui provengo...

grande il mio fratellino!!mi vedi li accanto a te...viviamo spesso le stesse tende!
bacio

il 27/06/2007 alle 14:36

Piaciuta molto.

il 27/06/2007 alle 19:44