Sei stato tutta la notte a muggire
e spasimare come vitello staccato
dalla madre con l'urlo che rotola
sulla dolente riva.
Di voci confuse che s'attaccano
all'anima, dune che si travestono
con abiti di vento, procellarie
che osano sfiorare l'onda che s'alza
a ghermire un cielo incupito.
Ed è così anche del mio vivere.
Sono venuto a scompigliare i tuoi
capelli d'alghe, a raccogliere gusci
come ossa dopo la battaglia, si riempie
la buchetta della mia infanzia d'acqua
salata come lacrime. Scivola un pugno
di sabbia nel palmo della mano, scende
nella clessidra troppe volte rivoltata.
Ascolto il tuo bestemmiare
a volte assomiglia alla rabbia
che mi porto in corpo.
Siamo prigionieri tutti e due.