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Pubblicata il 11/10/2006
La prima storia la scrisse il Signore,
o, per chi non crede, un surrogato,
da lì iniziò un percorso di gioia e dolore
che fino a questo punto ci ha portato.

La seconda storia la scrisse uno scimmione,
che non voleva sentirsi solo un animale:
si impegnò così tanto che diventò un embrione,
con le radici dell'uomo, ma non ancora tale.

La terza storia la scrisse la donna,
madre e moglie, oppure cortigiana,
ci fu un tempo in cui la si chiamò madonna,
un altro in cui fu considerata una puttana.

La quarta storia la scrissero i bambini
e accidenti a chi disse che 4 porta sfiga:
fossimo rimasti tutti in quei confini
nessuno avrebbe osato metterci in riga.

La quinta storia la scrissero gli interessi,
quelli che col tempo hanno sostituito l'etica:
ricordo che quando quella storia io lessi
mi venne l'orticaria, ma non passò per eretica.

La sesta storia provò a scriverla l'Io
che ingaggiò una lotta accesa con la Massa:
un confronto impari, una lotta tra uomo e dio
ancora in corso e a colpi di grancassa.

La settima storia l'ha fatta il postmoderno
con la realtà virtuale che ci strizza l'occhio,
una storia figlia della relatività dell'inverno
e madre di un'estate che scappa su un cocchio.

Ne restano novecentonovantatré, direte voi,
o almeno si spera, visto l'andazzo,
sta a NOI decidere se vogliamo davvero un NOI
o se vogliamo silurarci col prossimo razzo.
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