novembre 2005-
Forse è stato quel po’ di luce del tramonto
che ancora colava giù dalle foglie degli alberi
e poi si spandeva a chiazze tutto intorno
a far gioire i bambini in quella piazza.
Proprio quel giorno per niente adatto ai loro giochi.
Si trovavano proprio lì.
Quello che sanno fare i bambini è essere sempre fuori posto,
se non sapete guardare con i loro occhi.
……e poi una luce, violenta da oscurare il sole, gialla, rossa, e poi nera.
Immagino di essermi addormentato per pochi secondi,
è una cosa che mi capita.
Non è la stanchezza del corpo quella che mi lascia incosciente per ore.
E’ la stanchezza dell’anima.
All’anima basta un attimo per andare e tornare.
Sono andato a Tuzla, in Bosnia Erzegovina
Sono tornato in quell’assurdo e disumano gesto.
Nessuno poteva entrare nella scuola dei ragazzi,
neanche per portare una candela profumata.
C’erano donne con la testa coperta da fazzoletti fioriti
che parlavano con Loro: sottovoce,
talmente sottovoce che forse, invece di parlare, piangevano.
Vestivano i Ragazzi
Li vestivano con sacchi di plastica nera.
Riempivano i sacchi di plastica nera con i Ragazzi.
Uno per uno sono passati tra le braccia di tutta la città.
Quanta città stava in fila.
Passati di mano in mano come bagaglio di un esodo.
Pesanti come i grandi tesori da mettere in salvo.
C’era dell’avena selvatica che cresceva sui bordi della lastra di granito,
dove le incisioni dei loro nomi e le insegne delle loro religioni
avrebbero testimoniato il rifugio sicuro per ognuno di loro.
A quell’ora anche la civetta aveva una casa da quelle parti.
Tutu tutu miu tutu miu tutu miu.
Vuole la civetta, anche quelle vite?
E’ forse civetta la crudeltà, l’ingordigia e la cattiveria degli uomini?
Non è mai nero il cielo dell’universo, neppure quando non c’è la luna
o quando è viola turchino cupo o blù oltremare scuro,
Mai nero, ……. troppe sono le stelle.