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Pubblicata il 16/06/2006


Già lontano che spazi
un sole scalzo che scivoli sui coppi
delle case che si stringono nei tetti
cede l’ultima ombra pigra.
Come una lucertola
le mani da febbre questa pelle sente.
E riaccende sangue
sul ciglio smaltato in tepore.
Sarà pensieri
dei riflessi segreti
senza solitudine d’abbaglio.
E poi come una rondine al nido
quel giocare fra il mare e la terra
fango e saliva
balza entro il giorno.
L’infinito intervallo errante
inizia nel suo nome.
S'accalda l'annunciare
il cielo dei suoni inutili.
Non parliamo.
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