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Pubblicata il 21/02/2002
La giumenta
di legna greve incatenata
ondeggiava contorta d'autunno
rantolava al sole
imprecando sulla china stretta
piegata dal crinale
verso dadi bianchi tra i monti
e fazzoletti di grano
sudati senza posa
poveri di fatica contadina
spasmi di cuore

bambino io
la mano di quercia annodavo
del nonno incanutito
che trottava
nel sogno già arrancavo
su per l'aia
- cortile blu del mondo -
alla ruvida casa di pietra
illuminata
al pane caldo di forno della nonna
odorosa al miele degli armenti

occhi azzurri di malinconia
fiero
il nonno sorrideva
canticchiava
poi sembrava dicesse
segui
ascolta questo ritmo
di chiodi bullonati nella suola
zoccoli e ferri levigati
senza tempo
fanno polvere i passi
e qui
nuvole d'acciaio sono
lega di impasti uguali
per tutto il tempo

ma osserva
diceva
il cielo a questi monti
è sempre chiaro.

Roma, 21 febbraio 2002
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Molto bella, complimenti!

il 21/02/2002 alle 12:33

Dalla tua poesia si respirano i profumi dell'infanzia, del passato che non è più, i cieli azzurri di un'antologia dove antichi poeti descrivevano il loro tempo che in qualcuno vive ancora. Immagini molto belle che si raccontano nel cuore.
Ciao
Axel

il 21/02/2002 alle 13:38

Atmosfere familiari di vecchia data, che fanno respirare un calore scomparso in un mondo che corre su rotaie invisibili.
Mi ci sono immerso a piene mani.

Veramente bravo

Luigi

il 21/02/2002 alle 14:14

Molto bella Max,

L'infanzia, l'abisso memoriale e il dolce rimpianto per la perduta innocenza personale e del mondo si coniugano a meraviglia con uno stile arioso e curato

Ciao
Antonio.

il 21/02/2002 alle 16:22

Il cielo a questi monti è sempre chiaro......

Che bella , mi associo ai precedenti , molto bella.

Alla prossima.

il 21/02/2002 alle 16:58

Molto bella, ricercata, serena, questa adesione alla vita dei campi.
Complimenti
Dario

il 21/02/2002 alle 17:30

caspita!
Molto sottile il passo del pane caldo al forno della nonna.
I miei ricordi mi portano in vecchie strade di un noto quartiere romano dove l'odore del pane caldo inebriava noi bambini con la cartella in mano...
....

Complimenti!

il 21/02/2002 alle 18:58

Poesia della memoria e della narrazione, del senso, del fermarsi sui ricordi, riassaporare tutto, cogliere il volteggiare dei sensi bambini e dei lampi di colore e d'immagine prima. Tutto invade, nel sapore del paesaggio montano, il cielo e la luce, si ferma ad assaporare il tatto, il profumo, le parole dei cari che si trasformano in ricamo silenzioso della vita stessa. E' folgore di ricordi, è ri-creazione della propria radice, del proprio "sentire" come linfa vitale che corre nella terra umida.
Davvero bella Max.

il 17/11/2002 alle 03:34

Quando un caro amico mi spinse a iscrivermi a PH, nel gennaio scorso, pubblicai alcune cose fatte nel recente (o più lontano) passato e questa fu la prima nuova che inviai sul sito. Ho avuto il desiderio, come primo brano, di "presentarmi" per quella che sento nel profondo essere la mia vera radice di appartenenza a questa terra. Già da bambino, e poi continuativamente nel tempo, ho avuto per la ruralità e la montagna appenninica una fortissima passione e compenetrazione. Le vicende vissute nell'infanzia in luoghi cari, con le persone care della mia famiglia, a contatto con l'essenza della naturalità (anche piuttosto aspra), con la semplicità di sentimenti ma forti, nodosi, intensi di quella gente, con il ricordo delle lunghe escursioni (anche per lavorare) nei campi lontani dal borgo, arroccati sulle alture a mezza costa, le bellissime feste patronali con la banda e le ciambelle del Santo, hanno segnato la mia sensibilità e la successione formazione, le scelte della mia vita.
Grazie per aver colto tutto questo amico. E' la cosa più cara che ho.
Un abbraccio Blue.
Max

il 17/11/2002 alle 07:21

Ma cosa sei andata a pescare! :-) Amo molto i monti d'Appennino dove ha origine la mia famiglia. Li ho vissuti nell'incanto del bambino che termina la scuola in città e lì si trasferisce per alcuni mesi, da giugno ai primi di ottobre, a contatto con i colori e le tradizioni rurali. Hanno dato profonde radici a tutta la mia esistenza. Ho sempre avuto il piacere di scrivere. Quando venni introdotto (spinto direi) a pubblicare su questo sito da un caro amico ho vuluto, tra le prime, pubblicare questa anche a memoria del nonno, il quale mi ha iniziato al rispetto della natura, alle (dure) pratiche delle piccole coltivazioni per la sussistenza familiare e soprattutto alla considerazione della bellezza dell'umano e del creato tutto.
Ti ringrazio veramente molto dell'incursione proprio su questo brano, Id.
Ti abbraccio con simpatia.
max

il 09/07/2009 alle 10:46