Com’è grazioso lasciare ch’io sono
quella deriva nel tuo cuore chiuso
ad allevare il silenzio che m’innamora
in quel tuffo d’astro nascente
ch’ora mi giunge bacio, lentamente.
I tuoi occhi cantano l’arcobaleno
lontana la pioggia ricama il tuono
lacrima la sua migliore solitudine
la notte m’invade addormentata nel cuore.
Tocco ad onda l’eleganza della parola
sirena mi doma, mi lega a lei
nel trillo fanciullo di fine estasi
e la memoria mi narra favole tra le rime
fragili come due piccoli pettirossi
stretti alla luce riflessa della pagina aperta.
Ora intriso dal pianto al riso
il rapimento corre sul nastro riavvolto
di una poesia dipinta nel cuore del volo.
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