Il sacro inteso come spazio spirituale nasce dalla paura dell’ignoto e nel mistero la paura si nutre, la paura d’essere impossibilitati ad accedere alla verità sul senso della vita e della morte ed è in questo rivendicare la propria libertà d’essere coltivando la capacità di immaginare, intuire fantasticando che sussiste il fatuo tentativo di alimentare con riti, cerimonie, archetipi, socialmente e culturalmente integrati il bisogno di sentirsi parte del tutto, non erranti, smarriti peregrini in balia di sé stessi. Resta valida l’intuizione che per giungere a qualsivoglia rivelazione intuitiva si deve innescare un dialogo intimo, profondo con la propria deità, con la spiritualità insita in ogn’uno di noi perché se è vero che siamo fatti di carne, sangue e ossa, è altresì vero che siamo spirito, soffio cosmico dal quale la vita proviene. La religione in quest’ottica non è altro che un bisogno comprensibilmente umano di rispondere alla paura dell’ignoto e della morte, al non volersi rassegnare ed annientare il pensiero in un sentire nichilista a specchio di fugacità, a poter aggrapparsi ad un qualsiasi senso che dia senso alla vita. Qui l’inganno della ragione, la sua fame cieca di rimediare, di non rassegnarsi, questa sfrenatezza irriverente di conoscere a tutti i costi anche l’inconoscibile. Ma noi siamo limitato linguaggio e pensiero limitato al nostro linguaggio.
e’ anche vero però che saremmo costretti ad ammettere la disfatta del pensiero filosofico di secoli ed interrompere il percorso evolutivo proprio della nostra specie.
e’ auspicabile in altre parole che si possa divenire esseri spirituali simili a dio, ricreare il dialogo con la nostra deità; perché noi siamo dio, noi siamo il bosco sacro, noi siamo l’oblio dal quale nasce la vita, riluce il miracolo del venire alla luce tesi ad accogliere la rivelazione dal sentire amplificato, nell’ascolto cosmico.
un divenire il tutto senza più remore, non più abbandonati figli dell’ignoto ma con una rinnovata coscienza cosmica, con la fede che tutto è amore, poiché tutto è relazione, tutto è vita e morte inscindibili, come buio e luce, in questa antinomia che dà significato al perché non ci sia il nulla da quando la coscienza umana esiste.
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