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Pubblicata il 10/01/2021
Il sacro inteso come spazio spirituale nasce dalla paura dell’ignoto e nel mistero la paura si nutre, la paura d’essere impossibilitati ad accedere alla verità sul senso della vita e della morte ed è in questo rivendicare la propria libertà d’essere coltivando la capacità di immaginare, intuire fantasticando che sussiste il fatuo tentativo di alimentare con riti, cerimonie, archetipi, socialmente e culturalmente integrati il bisogno di sentirsi parte del tutto, non erranti, smarriti peregrini in balia di sé stessi. Resta valida l’intuizione che per giungere a qualsivoglia rivelazione intuitiva si deve innescare un dialogo intimo, profondo con la propria deità, con la spiritualità insita in ogn’uno di noi perché se è vero che siamo fatti di carne, sangue e ossa, è altresì vero che siamo spirito, soffio cosmico dal quale la vita proviene. La religione in quest’ottica non è altro che un bisogno comprensibilmente umano di rispondere alla paura dell’ignoto e della morte, al non volersi rassegnare ed annientare il pensiero in un sentire nichilista a specchio di fugacità, a poter aggrapparsi ad un qualsiasi senso che dia senso alla vita. Qui l’inganno della ragione, la sua fame cieca di rimediare, di non rassegnarsi, questa sfrenatezza irriverente di conoscere a tutti i costi anche l’inconoscibile. Ma noi siamo limitato linguaggio e pensiero limitato al nostro linguaggio.
e’ anche vero però che saremmo costretti ad ammettere la disfatta del pensiero filosofico di secoli ed interrompere il percorso evolutivo proprio della nostra specie.
e’ auspicabile in altre parole che si possa divenire esseri spirituali simili a dio, ricreare il dialogo con la nostra deità; perché noi siamo dio, noi siamo il bosco sacro, noi siamo l’oblio dal quale nasce la vita, riluce il miracolo del venire alla luce tesi ad accogliere la rivelazione dal sentire amplificato, nell’ascolto cosmico.
un divenire il tutto senza più remore, non più abbandonati figli dell’ignoto ma con una rinnovata coscienza cosmica, con la fede che tutto è amore, poiché tutto è relazione, tutto è vita e morte inscindibili, come buio e luce, in questa antinomia che dà significato al perché non ci sia il nulla da quando la coscienza umana esiste.
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Una bella e sentita disamina che mi trova d'accordo su tutto..ciao rosi

il 10/01/2021 alle 14:32

Noi siamo esseri limitati rispetto all'idea di un Dio volutamente descritto come un qualcosa di non comprensibile e di non uguagliabile. Ciò nasce da quei bisogni di conoscere cosa c'è oltre tutto questo che ci circonda e per "celebrare" tale ignoto Dio si ricorrere a riti, filosofie, etiche ecc.. che racchiudiamo in una formulazione che chiamiamo religione. Come "pensato" dall'essere umano, questo Dio non sarà mai comprensibile proprio dallo stesso essere che lo ha pensato. Per fortuna non abbiamo solo la ragione e l'intuito (quest'ultimo come conseguenza della somma delle conoscenze razionali e, quindi, capace di dare una soluzione razionale e finita), ma abbiamo anche l'illuminazione che è una conoscenza che non ci appartiene, ma viene dall'esterno ed è un salto non progressivo verso un altro o alto livello di conoscenze

il 10/01/2021 alle 17:22