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Pubblicata il 21/10/2019
Vorrei dirti delle finzioni di vita
lenite da parole di morte
vorrei che tu sapessi
com'è duro risalire un pozzo asciutto

ho manovrato idrovore umane per pulirne il fondo
per togliere l’acqua malata
ma ora che ho sete
non ho neppure fango per le mie labbra

anche quell'acqua berrei
se pure infetta di umane viltà
e presenze divine

ho mente e corpo attratti da una luce in alto
abbagliante
che nega ai miei occhi l’uscita dal pozzo

mi ossessa sapere del mondo del sole
dove tutto scorre in un senso solo

vorrei risalire dal fondo del nulla
e arrivare alla porta del credere
ma le mani affondano in pareti melmose

io cerco invano gradini per i miei piedi
ma a mancare è lo slancio vitale

vorrei che tu sapessi che io sono pronto
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Grazie del commento, è una poesia di un tempo passato, fortunatamente.

il 22/10/2019 alle 12:31

Condivido per intero il commento di Genziana. Una sola nota critica, se consenti, anche in nome dell'antica amicizia: l'allitterazione in "s" della quinta strofa, stride un pochino con la musicalità complessiva del testo. Ciao!

il 22/10/2019 alle 12:53

Hai ragione, troppe esse, ma è una vecchia poesia, ........quando le esse erano gratis. Ciao, e grazie delle letture.

il 22/10/2019 alle 15:12

Furbacchione!... (Sorriso ;) )

il 22/10/2019 alle 17:49