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Pubblicata il 11/06/2019
Giuseppe rimase a bocca aperta, mostrando il cibo che stava masticando. Lui aveva avvertito la maestra, non aveva alcuna colpa. Mentre i suoi compagni ridevano divertiti, due grosse lacrime spuntarono e scivolarono sulle guance paffute. Piangendo si chinò per soccorrere la piccola che si lamentava e l'aiutò a sollevarsi un po', incoraggiandola. Lei lo guardò riconoscente e gli sorrise, poi si sistemò la gonnellina e la camicetta dalla corte maniche a sbuffo. Si ravviò i capelli dalla lunga frangetta e disse un timido grazie a Giuseppe. La maestra si avvicinò e con voce nasale ricordò agli alunni che non bisogna ridere delle disgrazie altrui, ma dimostrarsi caritatevoli e generosi. Carezzò la bambina che teneva la testa bassa, tutta vergognosa, incerta se scusarsi con la maestra per l'accaduto o piangere per le attenzioni che aveva ricevuto.
la maestra La Rocca, tutta impettita, battè le mani ossute per richiamare all'ascolto gli alunni e poi con un cenno del capo si rivolse a loro.
- Ora, cari bambini, cosa dovete dire?
- non bisogna ridere delle disgrazie altruiiiiiiii!- risposero in coro.
saretto, che era un discolo nato, si fece avanti e disse con aria compunta alla sua compagnetta sfortunata:- Mi dispiace, Annamaria, ma tu perché di cognome fai Vacca? Sorrise maliziosamente e tutti in un coro di voci poco celestiali gridarono:-Annamaria è una Vacca...,è una Vacca...,è una Vaccaaaaa!
la maestra La Rocca fece una smorfia di disgusto e tolse a tutti la ricreazione per una settimana.
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ero in un angolo della classe ed ho partecipato al racconto fino..... alle ultime battute.....piacevolissima lettura .... bravo.

il 14/06/2019 alle 08:50

Un episodio scolastico realmente accaduto, secondo il resoconto di un alunno. Molte grazie.

il 21/06/2019 alle 17:52