PoeticHouse - Il Portale dei Poeti e della Poesia
Pubblicata il 15/02/2019
-Sorrise quasi a sberleffo dell’accaduto e il piglio apparso subito sul volto tradì il sospetto che quel che restava del donato era andato ormai perduto tra le nebbie e le foschie dei malintesi e dei pregiudizi , dei rancori mai risolti e dei dubbi che ancora permanevano alitanti sugli avvenimenti. Tanto che poi avrebbe avuto tutta la vita per pensarci e aversene a male per tutto quel tempo sacrificato alla vanità, alla nullità del sentire, qualsiasi cosa dal pianto di una chimera ai gusci rotti di piccoli pulcini pigolanti che dimenandosi voracemente chiedevano alla vita la loro fetta d’amore, come lui stesso non avrebbe più potuto fare.
-Ecco fu allora , pensai, che quell’uomo fu fulminato quasi schiacciato dall’enorme rimorso di non aver saputo ascoltare e capire in tempo, e perdonare, e avere o darsi la possibilità d’amare. Ricordo d’aver pensato mentre lui si dimenava nel vago vivere del giorno tra mille inutili distrazioni per uccidere il tempo e il pensiero, che gran peccato fosse restare così sospesi nell’incapacità di reagire costretti a vivere il dopo, con quell’amarezza dovuta alla consapevolezza che quasi mai ci è data una seconda opportunità per rimediare al male fatto! Quanta inutile assuefazione! Quanta misera arrendevolezza!
-Ma ero ben sicura che sarebbe stato un vero peccato se allora per lui fosse successo d’avvedersene in tempo, precludendogli così la possibilità di comprendere quanto in realtà era fragile e vulnerabile e tutta quella fermezza investita a restare immobile sul no deciso e a risolversi di non tornare indietro per revocare la decisione presa, e dare una chance diversa al proprio destino, quella stessa fermezza che lui aveva sempre ritenuto essere la sua peculiarità vincente, sarebbe stato il sigillo tombale della sua esistenza….
-Che strana che è la vita, si diverte a celare dietro ciò che crediamo essere la nostra forza, la nostra più grande condanna, il verdetto senz’appello che ci ordina d’ essere nient’altro che quel che siamo! -Quel che abbiamo deciso d’essere!
  • Attualmente 5/5 meriti.
5,0/5 meriti (3 voti)

Questa non me l'aspettavo..fin dall'incipit mi è piaciuta, inutile dirti che ne condivido in pieno il contenuto, veramente un bel testo

il 15/02/2019 alle 15:05

Quel plurale nel titolo racconta quanto l'incapacità di mettersi o rimettersi in gioco opprima un po' tutti e, anche se le motivazioni sono diverse, conduca spesso a una solitudine indesiderata e all'infelicità altrui. Non c'è un giudice che condanna ma un essere umano che si immedesima, questo mi è parso di capire ed è ciò che arricchisce uno scritto comunque notevole.

il 15/02/2019 alle 15:34

Non c'è giudizio! Il giudizio non mi appartiene! Se la vita ti insegna qualcosa è proprio quella di non giudicare niente e nessuno ma lasciate che restai l'amarezza per una vita che avrebbe potuto essere e non è stata! Grazie Arturo per il tempo donatomi e il gradimento! E grazie ad Arlette!

il 17/02/2019 alle 11:31