Il bidone
è colmo
d’ogni residuo
d’alchemico
sogno
che sul ciglio
di sentieri
metropolitani
giace
l’orizzonte di tegole rosse
di gioie abbandonate sui tetti
come relitti di guerre perdute
la corteccia
di cartone
della mia pelle
screpola
e brucia
come fuoco
d’un clochard
dalla pelle
ruvida
le mani raccolgono lacrime
troppo delicate per cadere
e preziose come diamanti
l’inverno
indolente
spoglia le cose
e le gela
abbandonandole
alla notte
e alla perfida
luna
meretrice
il lumino fa intravvedere
una foglia ondeggiare
sopravvissuta all’indolenza
peregrino
lungo
una vita sola
per casa
un’anima
per cibo
un cielo
per porta
la vita stessa
le luci della notte sono convulse
vagano senza mète precise
e muoiono naufragando nel buio
il groviglio
dei pensieri
sparsi
tra i sentieri
di città
violentate
da spari d’odio
e pioggia
di grida
le brulle zolle coprono giardini
in cui riposano i silenzi stanchi
e l’essenza della leggerezza.