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Pubblicata il 03/04/2018
Veli dalle trame di congiura
s'involano verso un condannato
e la saliva scende dall'estasi
ma da Avila nessuna missiva
ha attraversavo i sette pugnali.
Occhi bistrati di cordogli
entrano nel miele della litania
del tetragramma assoluto
in assunzione eterna sulle travi
storpiando le desinenze finali.
Stoffe di fruscii sericei
inviano note dalle lapidi
ghiacciate dei pavimenti
e le loro lusinghe di pena
usurano la gloria dei tumulati.
In canti fissati per gli ultimi
attendono cani e pulci
che da un'altra terra pervenga
la direttiva assolutoria
per le bende di pustole sacrali.
Al portone fregiato d'oranti
congelati dalla fama del genio
ha frontiera lo stordimento
del giglio incensato di Luigi
e le tracce ricompaiono usuali.

02 aprile 2018
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...Mi viene in mente Santa Teresa...ma, dopo, questa elucubrazione poetica si incammina verso un mistico ermetismo degno della scuola del Far...; ciao, Mariano...un abbraccio.

il 03/04/2018 alle 15:51

Nessuna scuola alle mie spalle, meglio molte scuole, ma non in quest'aula. L'oscuro è parte dell'emozionalità. Ma va, per quanto possibile, spiegata. Teresa d'Avila e Luigi IX di Francia hanno, attraverso il misticismo, raggiunto un qualcosa che, però, gli altri, i molti tentano di raggiungere ma velette, bistro e seta sono paraventi insormontabili. Nel canto delle pulci e dei cani qualcuno attende un beneficio che, forse, perverrà. Tutto qui, con la narrazione dei rispettivi gesti e aspirazioni.

il 03/04/2018 alle 18:38