PoeticHouse - Il Portale dei Poeti e della Poesia
Pubblicata il 20/03/2018
Sono stato in un posto molto bello,
giorni fa. Bello e semplice.
verde e azzurro,
difeso dalle montagne, battuto dal vento.
ogni cosa era mobile, mi ricordo
e fresca e improvvisamente nuova
e dentro di me era lo stesso. Speravo durasse.
erano le cinque di pomeriggio e io ero là fuori e leggevo Tolstoj.
mi pareva di essere una qualche specie di esule.
un confinato al termine di una scintillante rivoluzione fallita.
mi pareva di essere nel 1998,
le finestre del liceo scientifico illuminate dal sole di maggio
l’esame di maturità tra meno di un mese,
con io che
ciao ragazzi, ciao ragazza,
sarà l’estate più bella della nostra vita,
con io che
ciao ragazzi, ciao ragazza,
mi mancherete così tanto che forse impazzirò.
poi ero lì, lontano da ogni cosa
con il libro di Tolstoj chiuso e appoggiato a terra,
in questo posto bello e semplice
verde e azzurro,
difeso dalle montagne, battuto dal vento.
era Aprile, era il 2017
rinfrescava e faceva buio, ormai.
io ero lì,
e mentre aspettavo che fosse pronta la cena,
mentre i sommergibili nucleari americani puntavano alla Corea del Nord
mentre il piano inclinato si comportava da piano inclinato,
la sfera da sfera,
osservavo le ombre silenziose delle persone in fuga.
erano state il niente ed erano state altrove
e adesso erano qualcosa ed erano arrivate lì anche loro.
poco tempo prima, pensavo
era stato davvero troppo presto
e poi, all’improvviso,
come sempre,
si era fatto tardi.
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