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Pubblicata il 09/03/2015
In chiesa entrai talvolta
austere altissime e gelide navate
e statue molte in tremula penombra
a luce fioca di candele allumate
mi accolgono me gretto in quello duomo
in cui entrai dubbioso e schivo molto
alla ricerca vana di tacito perdono.
varcata ch’ebbi la disarmante soglia
un turbamento forte e fondo presi
subito come se gli ospiti inattesi
facesser me d’intorno fascio folto.
mi parve d’esser presto al mondo tolto
sì l’universo e tempo fuor tenean lontano
quei muri e quei portoni e quegli vetri
tal che pensassi d’essere già morto
e che i marmi fossero ampia stanza
dei miei parenti a rassegnata doglia.
ma fatto vinto ch’ebbi mio sgomento
n’avvicinai al soglio benedetto
cui mai diedi il dono del mio affetto
e posi la mia fede poca sul gradino
umile alquanto e attesi senza soffio
qualunque non sapendo accadimento.
allor da tele assorte e piombi colorati,
da nicchie e da cappelle pien di fiori
da cori e fin dai chiostri ch’eran fuori
furono care anime e non spettri
a consolar me tristo e me reietto,
a dare asilo all’anima e gran pace
sotto di tal clemenza santo tetto.
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bravo :-)

il 10/03/2015 alle 19:56