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Pubblicata il 14/01/2015
Atterro
dal mio volo
su quella tavola,
che imbandita attendeva
e
stillo amore
come gocce di veleno
che bruciano
il viso,
scaldo
il mio sorriso
per cercarti
nel riflesso
di quel
buio, che
tanto ti spaventò
e, che
vide smacchiare
il tuo rossetto.

non mento
e
non taccio
ma urlo,
di un urlo
sordo
come il tonfo
di una freccia
scoccata
sulla rocciosa parete
di una montagna
valtellinese.

i caprioli
volano tra i sogni
di chi,
genuflettendosi,
non seppe coglierli
ma, il grano
cresce
anche laddove
non si crede,
dinanzi al sottile pianto
della sera.

la mia penna
canterà
sempre a te,
persefone
dei miei abissi.
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Una bella poesia visiva ed espressiva! Molto bene, Gianluca! Sir morris

il 14/01/2015 alle 14:21

Un Amore è vedere con occhi e anima ciò che d'intorno ci sta e ciò che non si è potuto avere, pur bramandolo! Poesia molto bella. Complimenti!

il 14/01/2015 alle 19:49

Grazie per i vostri preziosi commenti.

il 16/01/2015 alle 15:32