Tra le disparità consunte nel tempo
esce una risposta, rosso tace appena,
non forgia la lama, s’incanta.
vede la foggia del silenzio, è stretta,
pennella sole e luce, articola bramosia,
discende in bilico, raccoglie torpore.
s’era detto che t’amassi con bugie
e riscaldassi la tua nudità indifesa,
appartenevi al mio smargiasso dolore,
un confine concesso e malamente muto.
ripetevo ch’ero amato in soliloquio,
àncora di goffi accenni, duttili,
una vasta foce di mani tremanti
che l’acqua era pur sempre di solfeggi,
lacrime di nebbia e galaverna tesa.
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