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Pubblicata il 16/09/2014
Vana seppur dura
è la persistente angoscia
che l'uomo
stoltamente
chiama vita.

ma vita non è forse
cosa buona e giusta
nell'apparente ed irrisorio mondo umano?
allora perchè chiamare allo stesso modo
quest' esistenza di sì pessimi ed infiniti giorni?

l'uomo,
avido di sè stesso,
geloso di sè stesso,
vittima di sè stesso,
sta morendo.
e con esso anche l'ultima speranza
dell'utopico progetto divino.

fallito!

e l'uomo si ritrova senz'alibi
accusato giustamente da
ipocrisia,falsità,odio.
colpevole dunque!

come condanna la vita!

ecco allora arrivare
lei,
con mano pesante
aprire l'ultima porta
precocemente.
accolta come un'amica
l'unica vera amica rimasta
spiraglio d'aria nella soffocante morsa del quotidiano.

eccola!E' arrivata.
ecco giunta
sorella
morte.
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Su l' lutopico progotto divino mi sono soffermato perche' anchio penso che alcuni passi del progetto vadano interpretati in altro modo vista la moderna Geopolitica ,piaciuto lo scritto

il 16/09/2014 alle 15:30

Io separo il progetto divino dalla stupidità e dalla cattiveria umana...anche perchè abbiamo il libero arbitrio e quindi le scelte le facciamo noi. Comunque è piaciuto anche a me lo scritto. Ciao.

il 16/09/2014 alle 16:26

Fondamentalmente hai ragione.. l'importante è credere di poter affrontare il giorno dopo con buoni propositi. Di fatto il progetto divino è tecnicamente riuscito.. sappiamo tutti cosa è male e cosa è bene.. solo che facciamo finta di non saperlo per nostri personali interessi e per appagare il nostro ego. L'antico testamento ci aveva abituati ad un Dio più giustiziere e più presente.. mentre nel nuovo.. un pò miracoloso e deliberatamente arbitrario! Oggi.. dovrebbe prevalere la coscienza.. scaturente dalle due magne testimonianze.. ed è proprio in questo che emerge il fallimento: non se ne scorge ombra! Sir Morris

il 16/09/2014 alle 21:46

se la vita si ponesse a noi e noi la prendessimo solo per qualcosa che ci doni serenità pace e etc non credo la si potrebbe definire vita, credo sarebbe addirittura qualcosa di meno...l'uomo nella sua enorme imperfezione, nella sua enorme capacità di portare morte e dolore, indifferenza e superba autocommiserazione è credo una delle creature meglio riuscito dell'utopico progetto divino, questa asfittica stolta creatura che ognuno di noi è ha nella sua immane piccolezza qualcosa che permette all'esistenza di trovare qualcosa di più grande, il libero arbitrio è in fondo questo: errare cercando il cambiamento per una stabilità... riguardo il nostro architetto tante cose gli si possono imputare, ma credo che l'assenza sia l'ultima di queste, infondo siamo noi i primi a chiudere gli occhi, ad allargare l'ombra...aggiungo un aspetto puramente formale al tuo testo che rigurda i "Sè"... per quel che io ricordi quando son seguiti da "stesso" non occorre l'accento...ma anche io sbaglio, se no, era solo una mia puntigliosità, non ci badare silvia....bel testo, quando fa riflettere è per forza bello...un caro saluto, andrea

il 17/09/2014 alle 00:30

IM: solo argilla. Al termine (casuale) del suo mantenimento l'argilla rende l'alito. E' utile riflettere su questo, inutile restare in ascolto di una risposta.

il 02/10/2014 alle 14:17

brava!

il 03/10/2014 alle 20:58