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Pubblicata il 13/04/2014
arriva la posteggia, a passi rallentati;
tuona la grancassa, fra le poderose braccia
di cantori estemporanei con i nomi riaccentati.

Ciccio Ferraù è una maschera ospitale.
Si dibatte fra cerimonie varie, caracollando
come una lontra in un laghetto di applausi.

La terra è storia dura; un terremoto può anche
squassarti la casa, nei vicoli dove si fa la colletta
per un pezzo di pane.
Vieni al circo con noi, per pochi spiccioli.

Qualcuno ti ha notato, Ferraù; vuole che fai
la macchietta d'avanspettacolo, che passi per
i teatri attaccati alle botteghe.
C'è sempre tempo per i soldi, 'un ti mutriari*.

I bambini si divertono,i genitori restano di
sbieco, e tornano indietro. Si siedono anche loro,
mentre la tua faccia non si sa che forma prende.

Andiamo, proviamo.
Ciccio è l'amico che conosce già gli odori del mondo,
ma il cinema è qualcosa di più svelto, singhiozzato,
non è come ripetere“kirikò”agli angoli delle strade.

Qualcosa accade, però.
Non sei più il semplice Ferraù; qualcuno ti chiama
già divo. Militare, politico, trampoliere;
tutti ti riconoscono oramai, la Sicilia si raccomanda
a te con un grande boato.

Con Ciccio si tuona, si scherza, si litiga, ma si
arriva fino in fondo; hai sempre tempo per cantare,
tu, il romanticismo un po' sfatato, quell'essere signori
di una volta, senza rinunciare alle danze coi caschè.

(All memoria di Francesco Benenato, alias Franco Franchi).

* non ti seccare.
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bravo :-)

il 15/04/2014 alle 12:19