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Pubblicata il 17/08/2013
Qui, poi.

quel poi a cui accenni,
è un adesso mancante,
uno spazio che correrà via incolmabile
per quanto minimo e trascurabile.
l'arte della deprivazione,
delle nostre sottrazioni progressive s'è affinata,
non è il tempo che dà la prospettiva alle cose,
è la loro entità il loro colore la loro enfasi
il loro intimo legame.
non è necessario che io ascolti
l'essenziale è che tu senta di dirlo,
non è solo questione di forma
è l'inchiostro in cui è intinta la penna delle dita che fa,
che determina e qualifica la sucessione degli eventi, di noi.
i silenzi sono diventati le pause in uno spartito,
note di suono mancante,
suono a loro volta,
necessarie affinchè la musica si snodi e si esprima
qui, precedente al poi
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Un testo che mi ha fatto riflettere molto. Spesso capita di rispondere a se stessi o ad altri "poi". Parola molto semplice che non è altro, come tu dice, "un adesso mancante"; è proprio vero. Spesso si sbaglia a rimandare ciò che puoi fare o dire adesso, pensando di avere sempre tempo, per fare o per dire. Io, mi sono resa conto che ho sbagliato più volte dicendo "poi"... ora non posso più rimediare, mi posso solo far scoppiare il cuore; cuore di madre e di moglie. Grazie per la riflessione. Buona giornata. Lorella

il 17/08/2013 alle 14:04

Riflesso di una riflessione!

il 18/08/2013 alle 01:38

spesso le tue poesie ,di grande spessore mi fanno riflettere..un bravo,marinella

il 21/08/2013 alle 20:41

profondamente colpito da queste parole e dallo spessore dei sentimenti contenuti e forse rimasti nascosti minimo ma minimo ti meriti un applauso clap clap clap il tempo lo lascio scegliere a te,un salutone io tardo ma arrivooooooo

il 29/08/2013 alle 22:33

profondamente colpito da queste parole e dallo spessore dei sentimenti contenuti e forse rimasti nascosti minimo ma minimo ti meriti un applauso clap clap clap il tempo lo lascio scegliere a te,un salutone io tardo ma arrivooooooo

il 29/08/2013 alle 22:33

GRazie per l'augurio che naturalmente ricambio, e scusa se rispondo solo ora al tuo gradito commento. Il tempo usato come alibi, pronto ad essere lucidato, che felice espressione questa tua, io però non credo in assoluto che quello che non può avvenire nel momento topico per l'acadimento, non possa più avvenire, ed il momento o lo si afferra, all'istante o scappa via senza possibilità di essere di nuovo afferrato, non credo ad una vita fatta di treni in partenza che o si prendono o si perdono per sempre, non voglio credere che sia così o adesso o mai più..." è l'inchiostro in cui è intinta la penna delle dita che fa, che determina e qualifica la sucessione degli eventi, di noi. " ma naturalmente la mia è solo una opinione, e non voglio avere bisogno di alibi per dire quello che ritengo o provare quello che provo... grazei di nuovo, Sergio

il 31/08/2013 alle 13:59

Cara LOrella, leggo dalle tue parole la condivisione sentita di questo testo, e se da un lato mi fa piacere dall'altro mi da pena sentire che scavando nel tuo sentire si deudano snodi di vita che non hanno avuto il seguito che tu avresti auspicato o per il quale non ti eri preparata, e come ho detto sopra, non voglio credere che la vita bussi una sola volta e che se non si è in grado di rispondere o non si è addirittura in casa, la perdita sia irrimediabile, io credo che la volontà e il metodo la perseveranza e la disciplina dei sentimenti possano giovare a ottenere la chance che ciascuno merita. grazie lorella, sergio

il 31/08/2013 alle 14:04

Sempre affilate le vostre parole Sir Morris, ma come potrebbe essere se non così per chi porta al fianco un ferro di toledo come compagna. grazie Mylord

il 31/08/2013 alle 14:07

Marinella, non posso volere di più dai miei versi, che indurre il lettore a soffermarvisi. Grazie Sergio

il 31/08/2013 alle 14:08

Gpaolocci il tempo ritmato possiamo dire in levare con la cassa in quarta, grazie per il commento, ed anche la mia risposta come vedi non eccelle in tempismo.... Grazei al quadrato sergio

il 31/08/2013 alle 14:11

Un brano poetico teorizzato in una filosofia molto singolare; un desiderio di conoscenza valida, la necessità di quella formazione intellettuale e pratica che esula dalla generalizzazione quotidiana. Quel poi, adesso mancante, quelle sottrazioni progressive, la giusta entità delle cose, i silenzi che dicono più della falsa oratoria: tutte espressioni non frutto di elaborazione ma d’impulsi celati e di pensiero ben valutato, in disparte dal caos. Con questa “Qui, poi” Sergio scuote il nostro torpore, ci invia scampanellii di una sveglia mai ascoltata e forse mai caricata. Bravissimo. Un abbraccio. Ugo.

il 02/09/2013 alle 09:53

Sono incantato Ugo da questa tua dissertazione Ugo, sui miei versi, che li arricchiscono e li connotano, mi sorprende la profondità della tua lettura che sola puo confortare una analisi dei versi puntuale e ponderata, che si spinge fin dentro il loro significato e la loro genesi per cercarne il significato più recondito e qualificativo. Ciascuno vorrebbe un commento così ai propri versi. Grazie, sergio

il 03/09/2013 alle 06:25

complimenti James

il 07/09/2013 alle 15:34

GRazei James, per le tue parole e per la lettura. sergio

il 10/09/2013 alle 05:47