PoeticHouse - Il Portale dei Poeti e della Poesia
Pubblicata il 16/01/2013
Il segnalibro (agenzia letteraria)
di R.R. Fontana presenta :
Enio Orsuni

Don Chiciotte a Roma, la Commedia de…vino e L’artra Bibbia sono tre opere che nascono dalla stessa ispirazione poetica. L’autore prendendo a modello come maestri Belli e Trilussa, si calza nel tessuto di una Roma immaginaria e vernacolare, cercando di riportare in vita la freschezza della lingua e l’immaginario poetico di cui è così carica questa città.
le tre opere sono ovviamente, parodie, riscritture dei grandi classici dell’umanità, di cui l’Orsuni dimostra di avere una profondissima conoscenza e si caratterizzano per la facilità di lettura. La scorrevolezza del testo, l’inventiva di una nota ironica e beffarda che poi è tipica di quella fiera dell’umanità che è la poesia in romanesco.

La Commedia de…vino si apre con le parole dell’autore che racconta di uno strano sogno che lo ha visto protagonista: è Còcemelòva, fratello di Dante che viene da questo pregato (e pagato) per dare un’occhiata ai tre regni: Inferno, Purgatorio e
Paradiso in previsione di un suo progetto. il povero autore, un po’ per sua curiosità, molto spinto dalla promessa ricompensa, intraprende questo viaggio guidato dal fido Screpante, detto il Cannavòta (parodia di Virgilio (Inferno e Purgatorio) e dalla angelica Bice (parodia di Beatrice in Paradiso ) che si presenta come un replica della Roma moderna, con quartieri, strade e palazzi che nascondono premi e “punizioni. Come nel grande anche poema, Orsuni non perde l’occasione di mettere in berlina vizi e presunte virtù degli uomini che pagano a caro prezzo le loro debolezze.

La Bibbia invece un’opera complessa, in quanto non si limita ad una riscrittura giocosa del libro dei libri ma, passo dopo passo, attraverso il commento delle figure più rilevanti della storia dell’umanità, l’autore pone i suoi dubbi , propone nuove idee, accosta tesi sacre e profane (come quella sulle origini del mondo). Parla delle differenze tra le razze (che però non sono differenze tra uomini!) di ecologia, di rispetto, sottolinea, giustamente, come anche in un libro di pace, in realtà siano stati i grandi guerrieri (Saul, Davide ecc.) a farla da padroni , dice la sua su Dio, sul peccato, sulla legge della morale e su quella degli istinti. Il messaggio finale naturalmente, non ha nulla a che vedere con i dettami sacri, ma chiede soltanto che la Chiesa si occupi di anime e lasci alla scienza di parlare del resto. D’altronde, aggiunge, forse non è stato Dio a creare l’uomo ma l’uomo a creare Dio.
Nel Don Chiciotte, infine l’autore rivisita i suoi personaggi per trapiantarli in una Roma odierna e dissacrante. Aldilà dello spirito dei due e della bella Dulcinea (che altro non è che una delle ragazze di strada) che fanno tappa fissa nell’immaginario dell’autore) tutto è cambiato: al posto dei mulini ci sono i ventilatori, gli elicotteri
e i briganti non sono niente di più che dei bulletti di periferia. Ciò nonostante l’hidalgo continua nella sua missione di difendere i più deboli, senza rendersi conto di essere schernito da tutti coloro che incontra. Il poema si conclude con l’agnizione finale e la morte del cavaliere, una delle pagine più toccanti e drammaticamente rilevanti dell’intera opera. L’episodio del foro romano poi, è ancora più significativo, in quanto l’autore, con più di una certa amarezza, si rende conto di come chi viene sottomesso dai prepotenti riconosce in loro una forma di protezione che comunque cerca e anela, a costo della sua stessa libertà.
Il quadro che emerge dai tre poemi, così come dalle “satire sciolte”:(Carezze e puncicate, un testo di poesie e sonetti) è comunque desolante: il riso nasconde il pozzo nel quale si sta guardando. L’umanità viene fuori a pezzi, piena di una boria che la porterà alla distruzione, cieca e complementare priva di midollo, intenta solo a badare a un interesse privato e momentaneo. Gli stessi temi emergono dalle satire politiche, veri pezzi di bravura in cui nel gioco degli acrostici, il nostro, come un moderno Pasquino, ha il coraggio di denunciare la classe dirigente, mostrando a tutti cose che, invece molti non hanno forza o voglia di vedere.
anche se qua e là emergono delle note di una certa misoginia, decisamente a Orsuni va il merito di aver cercato di rendere lo spirito di una Roma più “pulita” e umana che oggi, purtroppo, è stata soppiantata dalla metropoli post-moderna, una Roma che ha perso i suoi valori e quel suo modo di essere bonariamente strafottente, un po’ qualunquista è vero ma mai codarda (a dispetto della politically correct!)
Questa opera per la sua brillantezza, per la sua forza eversiva, per l’amore che l’autore dimostra per la sua città e per la sua anima merita di essere inserita tra le più sferzanti voci di Roma!

Flavia Weisghizzi
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cari amici chi di voi fosse interessato all'acquisto mi mandi un messaggio in sito oppure a :::::::::::::::::enioorsuni@libero.it e vi dirè come fare. un abbraccio a tutti, Enio

il 16/01/2013 alle 23:35