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Pubblicata il 17/08/2012
Pietre verdi bagnate dal sole
avvizziscono piano,
sibilando pianti
inudibili e lenti.
Sbattere d’ali in fronde secche,
raminghe rondini di stormi soli.
Il volto dall’infinito azzurro s’infrange
in cicatrici di nero fumo;
sull’ondeggiare d’un ramo il canto dell’upupa,
nasce a destra e risponde a sinistra
morendo in fragore di voci.
Nel sordo soffocare d’un pensiero in gola
la luce torna tra colline di spighe,
ma tra il tremare del vento a porte vecchie
s’arresta.
Un canto di campana;
nel don che piano chiama ci s’avvia,
come anime di pena senza lena
alle luci delle rose di Dio.

A.G.
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ho immaginato un paesetto isolato, qualche sprazzo di luce, il suono delle campane, ma che tristezza, caro Andrea..
versi molto belli.
ninetta

il 17/08/2012 alle 22:08

beh hai avuto giusta fantasia...mi spiace per la tristezza...
grazie ninetta,
t'abbraccio
Andrea.

il 19/08/2012 alle 17:17

Mi hai trasmesso un senso di pace e serenità..... pi piace !!!!

il 24/03/2013 alle 21:45

grazie, sono lieto che nonostante le tristi parole ti abbia infuso serenità, ciao

il 24/03/2013 alle 21:48

Belissima!! Ogni parola è ricercata per descrivere e comunicare la tristezza, che però non è opprimente, è una trstezza serena grazie a quella campana, e alle "rose di Dio". Un saluto giovanna

il 04/11/2014 alle 13:37

hai scoperto la serenità cara giovanna, il lato oscuro delle mie parole, e la sua luce... grazie, andrea^^

il 04/11/2014 alle 15:39