Un vecchio pino del secolo passato
guardava dall’alto il suo prato
diventare quartiere sotto il suo benefico fiato.
Un giorno un giovane cane lì vi rimase
da giovani mani custodito
in quell’angolo di iato, lì dove c’era il prato
dentro il vecchio muro di cinta
della vecchia casa del cavalierato.
Si trovarono testimoni di questa umanità,
mentre il grande pino evocava il cane custodiva,
da mattino a sera, passeri e tordi, cardellini e cinciallegre
facevano da sfondo, con il loro vociare, alla vita che scorreva
ed al loro dialogare, pensavano di trascorrere
così il tempo delle albe chiare sopra di noi.
Un giorno però l'alba fu spezzata e nel silenzio
ammutoliti, degli uomini in tuta, abbatterono il pino,
dovevano costruire un parcheggio per tre auto
belle e fiammanti con il motore ecologico.
Il grande pino stramazzò sul terreno
mentre il cane gli girava intorno
e non si rendeva conto di ciò che stesse accadendo,
gli ci vollero dei giorni per capire
cos'era quel vuoto attorno a lui
cos'era quel silenzio,
perché non si sentivano più i merli, i tordi e le cinciallegre.
Così il cane pianse alla notte
nella solitudine, senza più l'ombra della luna,
il cane pianse, senza fermarsi, per non sentire il silenzio.
Storia vera, storia di periferia,
storia di una primavera che non verrà più
per un giovane cane e per la sua compagnia.
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