Succede pure a me studiare il mio prossimo
vedo solo fretta e vuoto intorno,
come pupazzi di pezza pilotati
dai fili di un burattinaio,
è una tristezza osservare a volta l'umano.
Poesia che fa ridlettere Arturo bravo.
Marygiò
bella.
anche io guardo le facce e immagino vite, però amo il trascinarsi lento delle domencihe possibilmente vuote di impegni e bagordi, mi piace misurarmi con quel tempo, che proprio perchè vuoto di cose ti dà la misura di te. La maggiotanza della gente davanti a questa esperienza ( una delle poche vere) si sbiella invece di trovarsi.
sull'umanita me la cavo meno bene :-)
penso che tu abbia ragione: già nel ventre materno un bambino avverte l'atmosfera del mondo che troverà, assorbe pensieri e stati d'animo della madre con la quale è in simbiosi e che determinano poi il suo modo di porsi nei confronti della vita. I primi mesi e anche anni di vita vissuti gioiosamente e sentendosi accettato e amato incondizionatamente o meno poi decidono del carattere solitario, schivo o solare dell'adulto.
Un bambino solitario è cmq più sensibile e sarà un adulto sensibile che "sente" gli altri, li osserva, "indovina" dai loro gesti ciò che c'è oltre le parole.
molto bella e molto consapevole questa tua.
un abbraccio
eos
Si in fondo ognuno vive a modo suo i momenti di solitudine...Io sono dell' idea che l'essere umano, preso singolarmente, sia bello....è la massa il problema, siamo incredibilmente condizionabili...grazie
ma in fondo "tutto", ma proprio è destino..io l'ho risolta così...solo che il destino ci si svela mano a mano, scegliere e vivere, con 1000 fili che tirano da tutte le parti...non è facile...grazie cara eos
tutta la poesia è pervasa da una profonda solitudine, una solitudine che tutto sommato fa parte di te. pochi hanno il tempo di osservare gli altri, immaginarne la vita, le gioie ed i dolori.solamente colui che ha grandi capacità d'introspezione può farlo, e tu sei così ,una parte di tutto ciò è nel tuo DNA, non solo nel tuo vissuto.
un saluto , ninetta.
non vorrei sembrasse che condanno qualcuno..i miei genitori, o mio padre...sono abbastanza grande per capire ormai che la vita non fa sconti a nessuno, loro, anche loro, hanno avuto i loro problemi...Vedi, questa mia è come un racconto di un viaggio, un guardarsi allo specchio, per quello che posso, un frammento di verità su me stesso...Come sempre ogni cosa negativa porta qualcosa di buono...la solitudine, il sentirmi solo mi ha fatto ritagliare un angolo da cui osservare il mondo...un caro saluto Kosè, e grazie
diciamo che non ho potuto farne a meno...E' come quello che precipita nel mondo e guarda tra l'incuriosito e lo spaventato, come a dire:" Ma io qui, che ci sto a fare?" C'è un lato comico, come sempre, anzi chiamiamolo tragicomico....grazie ninetta
di una malinconica, infinita bellezza...
Stringe il cuore...
Un abbraccio
Ax
tanti ingredienti formano il tuo autentico: una specie di preveggente autobiografia, l'ammonimento ai lettori, la desolata ammissione di solitudine portata a spasso al guinzaglio. eppure non è per il contenuto che incanta questa poesia, è per come ti porgi, rich.
non lo so, non lo so mia cara, non è una storia tanto originale la mia, un senso di estraneità forse ce l'hanno in tanti, il fatto è che io adesso l'ho accettato, smettendo di combatterlo, è questo in fondo è il motivo che mi ha fatto scrivere questa poesia...sul come e sul modo non lo so, so scrivere solo così....ti ringrazio tanto mia cara