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Pubblicata il 22/01/2011
Con i reni vuoti e le ginocchia stanche
le sole dita che suonano organi sono
una mezza tanica di carburante, il figlio del vicino
che a vent'anni sparerà dritto in faccia al padre
e un paio di bollette scadute. E come potrebbero
altre squame sopravvivere fuori da questa brocca
appoggiata in bilico
sopra un dado ancora da gettare. Il dondolo
per riposare bronchi di pantera è evaporato nella ruggine
di piogge e cani.
A quanto pare Mendeleev aveva quintali di rondini
da fare volare e magnifiche ali di piombo.
Ecco, non nascondo che non sono ancora pronto
ad alterare stati di melense letargie domenicali
per raggiungerti a Méribel:
giaguaro
preferisco rimanere a scalpellare a un centimetro dai baffi
per vedere se riesco ancora a tirar fuori dalla pietra
polvere da sparo.
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ah, eccolo il ruggito (il giaguro ruggisce, nevvero? o giaguarisce...?) dello Jedi....(ma io questa già la conoscevo e amavo o no?.....Rilke ti fa un baffo....lo dico da postmortem....o era postmodern? boh! comunque se la posti dove sai, ci sbrani......già ti guardano terrorizzati da un ragno....figurati lo sguardo di giaietto del leopardo quale seminerà panico....)
ROARrrr...(e tanto di cappello...e scalp-ello)
nicky

il 25/01/2011 alle 00:36

in questa poesia sento rabbia frustrazione e stanchezza...speriamo che queste ali un giorno non siano più di piombo e riescano a decollare al di sopra di tutto così dalla pietra non avrai più bisogno di estrarre polvere da sparo e speriamo di non trovare solo quello!
mi è piaciuta ciao

il 31/01/2011 alle 20:58