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Pubblicata il 28/08/2001
EMPIRE (prosodia)

Sono qui sulla 5th avenue all’angolo con la 34a strada, s’innalza davanti a me, è splendido come una cartolina illustrata, intorno i rumori della metropoli, le auto sfrecciano veloci, i passanti distratti tesi nelle loro occupazioni quotidiane. Due giovani nere mi guardano incuriosite, una mi lancia un sorriso. Sono troppo preso dall’edificio che con i suoi quattrocentoquarantotto metri mi sovrasta. Un poliziotto con l’aria truce passa davanti a me.
E’ un simbolo, è il simbolo della grande mela. Lo scimmione con la bella rapita lo sta scalando, gli alieni lo distruggono, quanti film!
Empire, più della Statua, simbolo della libertà, di una fiducia nel progresso che forse ci sta uccidendo.
Empire, una tappa della mia vita, che dal ’31 s’erge solenne e diverso.
Lamb, Shreve e Harmon, ne sono sicuro, sapevano che stavano edificando un simbolo per l’umanità intera.
Mentre rifletto il gruppo d’amici mi raggiunge, mi porta via. Sparisco nella caotica città, nella capitale del mio mondo.
Empire State Building, aspettami, tornerò, per meglio conoscerti.


(Vittorio Baccelli)
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