PoeticHouse - Il Portale dei Poeti e della Poesia
Pubblicata il 25/02/2010
Cara,
tu mi chiami,
a notte inoltrata,
perché hai una
fame arretrata,
e mi preghi,
mi dici,
di correre,
di prendere il bolide,
e salire immantinente,
a portarti
il deterrente;
vuoi cibarie e regalini,
sopraffini;
ma ormai sono a casa,
e la notte incombe,
come
un velo scuro di china,
caduta sulla città;
e a casa bene te ne stai;
cerco di fartelo capire,
fuori è tardi,
e non c’è da fare,
bisognerebbe rimandare;
ma tu sei testarda
e insisti molto,
e ormai resto col fiato corto,
di ragione non vuoi sentire,
e solo vuoi digerire un lauto pasto,
che io dovrei portare,
mettendomi a volare;
ma cara,
non c’è storia,
questa notte,
non finisce in gloria;
sono stanco,
ho gli occhi bassi,
e temporeggio
perché passi,
la tua ostinazione perdura,
e la telefonata dura,
tanto che,
non so più che dirti,
e cerco di
rimandare,
la venuta al casolare;
ma tu hai fame ,vuoi mangiare,
e io dovrei sgobbare,
correre come un lupo nella notte,
mentre la luna
si nasconde,dietro
una coltre
di nubi e di foschia;
e di stare fuori,
non mi sconfinfera,
cara,
credo che,
per questa sera,
dovrai rimanere leggera;
poi ci vedremo domani,
e certo avrai di che sfamarti,
come non mai;
anche se spero,
che non vuoi solo una pagnotta,
ma anche rimanere con me,
povero me,
che mi preoccupo per te,
e ogni cosa che dici,
me la segno nel libretto,
della memoria,
perché tengo a te ,
più di tutto
ma di notte,
non mi tenta,
di stare fuori,
fino a notte certa.
  • Attualmente 5/5 meriti.
5,0/5 meriti (1 voti)

che buffo questo lamento dell'uomo d'oggi stressato dalla sua amante bambina, è originale e poi mi ha fatto sorridere anche se non volevo, grazie ne avevo proprio bisogno, un saluto da rich

il 25/02/2010 alle 18:38