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Pubblicata il 03/11/2008
E il treno corre,

corre lontano sui binari della vita,

lungo la strada del mio dolore.

Va via velocemente

proprio come i miei anni,

il mio tempo che scorre.

Dai vetri del finestrino

vedo montagne invalicabili di paure,

pianure non più verdi di speranze invecchiate,

laghi salati di pianto amaro.

Vedo fiumi, violente cascate trascinare via tutto quanto,

mari in tempesta come i miei pensieri irrequieti.

Vedo gallerie coprire il sole come i miei momenti bui,

miraggi di felicità nei deserti della mia esistenza,

il cielo dove non ho mai volato,

lontane isole esplorate solo nei sogni,

nebbia lontana e foschie senza amore, senza fortuna

e poi

file di alberi e nuvole passare come un susseguirsi di emozioni,

paesi e città fuggire malinconicamente come i ricordi più belli,

prati verdi dove correvo sull’erba da bambino,

rivedo mia madre aspettarmi a braccia aperte,

odo nel vento la sua voce che mi chiama.

Il treno corre

la sua corsa senza fine

senza ritorno, senza fermate

ed io via con lui

m’allontano sempre più senza sapere dove andrò,

certo di perdermi solo

come un vagabondo senza famiglia.

Addio casa mia d’infanzia!

Addio amici della mia adolescenza!

Addio giovinezza perduta per sempre!

Quanta struggente nostalgia mi avete lasciato!

Com’è triste non poter tornare indietro!

Ma perché la vita è una corsa continua?

Perché la fine di un viaggio non c’è mai?

Mi fermerò soltanto

quando giungerà l’autunno con la sua folata gelida,

come foglia ormai ingiallita,

sarò strappata dal mio albero,

trascinata nel vento.
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