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Pubblicata il 31/10/2008
Vola la pernice in picchiata
bramando la moneta scucita
dal cielo:
la realtà dell’amore.

Servitrice al suo trepido umore, langue
l’introvabile donna
che si vestì da regina
per quella mascherata senza parole.

Fragile orlo di rattenute nostalgie
su di lei un ventaglio di rudi brezze
si apre come spartito per svampite sinfonie.

Sotto il bosco di tigli guerreggia
con bestie e sicofanti che nelle notti
più impestate,
le depredano i segreti dell’anima.

S’avvia un cocchio trainato
da stanchi servitori;
è il re che recide gli orizzonti e
si appone una stella di sangue
sul petto.

Adopera un cero e brucia la sua maschera:
palpita allora il rossore del fanciullo,
come pelago di fuoco,
a domare vecchie linfe di dolore.

L’introvabile donna nomina
gli spiriti della quiete
per un bene che accomuni
vittime e carnefici;
l’esilio del cuore
dalle segrete stanze,
dove altra vita non si respira
se non l’ossequio
alla mascherata più servita, la più prodigiosa,
la meglio rifinita…
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emozionante visione della notte e del giorno e del riflesso su gli specchi con sembianze ,maschere che coprono limiti ,mancava il pennello del pittore di versi , nel leggere cio che da consola il cuore ,bravo ciao cate

il 31/10/2008 alle 10:24