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Pubblicata il 10/10/2008
Il candore della neve lascia il posto alla rugiada
che bacia i deboli petali di bucaneve
su questa banchina perduta nel vuoto
guardo uccelli che scivolano ,volano
scorrono leggeri ma non posano
il sole una pigra carezza
un aquila percorre con ali spiegate
nel bramare linfa per amore
infiniti i misteri della vita
plana ammarando la sua preda
una marmotta
brutale la sua presa
striduli acuti di dolore
bramano la libertà
la fine è vicina
il vento l’ha portata con se
ed io racconto di te
il silenzio ovattato
freddo umile pungente
fa da padrone alla ragione
la natura intreccia fili dell’anima
il rintocco della campana
suona la tua triste storia
piccolo paese alle pendici di questo monte
penombra e oscura la tua sorte
il vento continua a scompigliare
nel vuoto cenci appesi
il creato è energia
e tu il suo sacrilego amore
solo scarlatte macchie
sulla candida neve rimarrà
e il sole poi pian piano scioglierà
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tu sei l'aquila o la marmotta?
devi scegliere...

il 10/10/2008 alle 10:44

per come sono io mi sento marmotta
viviamo in un mondo di aquile ed è difficile difendersi ----
un abbraccio
lia ):,

il 10/10/2008 alle 12:11

Mi piace moltissimo! Il creato è energia e l'hai espresso divinamente. Un caro saluto da Giorgio

il 11/10/2008 alle 07:57

il canto della vita ,vittima e carnefice ,descritto con il contorno bello dei monti brava lia ,ciao cate

il 11/10/2008 alle 21:06

quello che ho scritto qui lo vissuto realmente al sestriere
in montagna .............
la cosa mi ha fatto stare male
purtroppo e la natura
un bacio e grazie
per il tuo commento
un abbraccio
lia

il 12/10/2008 alle 23:18

grazie a te cate
un abbraccio
lia

il 12/10/2008 alle 23:20