La tenera foglia delle mie nostalgie
nel parco prepotente pene
antiche e sempre nuove mi rinnova.
Il freddo di questi giorni nella mente
sedimenta il pensiero della morte.
Questa attesa sospesa sul silenzio
canta per me l'erba strana, l'aspra selce
il glicine, il bel gelsomino.
Il cammino è duro e le apparizioni crudeli,
bianche come bianco il mondo
del dolore attorno a me. Un camice,
un letto, un ricordo sbiadito, miste voci
a prefigurarmi l'esilio e la morte.
Mistero è che dietro una traccia
di speranza fine e debole mi aggiro.
L'amore vive e mi fa vivere
e mi aiuta a pensare di vivere,
ma temo d'un soffio che si levi
presto, forse un'aurora diversa,
il fatto che io sia là dove la mia foglia
tende le mani al suolo, sola
tra l'ultimo respiro di terra,
per essere nuova, in dimensione
trasformata ove tutto tace
per tempo indeterminato.