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Pubblicata il 14/09/2008
Oh, ma con i versi si fa ben poco, quando li si scrive troppo presto. Bisognerebbe aspettare e raccogliere senso e dolcezza per tutta una vita e meglio una lunga vita, e poi, proprio alla fine, forse si riuscirebbe poi a scrivere dieci righe che fossero buone. Poiché i versi non sono, come crede la gente, sentimenti (che si hanno già presto), sono esperienze. Per un solo verso si devono vedere molte città, uomini e cose, si devono conoscere gli animali, si deve sentire come gli uccelli volano, e sapere i gesti con cui i fiori si schiudono al mattino. Si deve poter ripensare a sentieri in regioni sconosciute, a incontri inaspettati e a separazioni che si videro venire da lungi, a giorni d'infanzia che sono ancora inesplicati, ai genitori che eravamo costretti a mortificare quando ci porgevano una gioia e non la capivamo (era una gioia per altri), a malattie dell'infanzia che cominciavano in modo così strano con tante trasformazioni così profonde e gravi, a giorni in camere silenziose, raccolte, e a mattine sul mare, al mare, a mari, a notti di viaggio che passavano alte rumoreggianti e volavano con tutte le stelle, e non basta ancora poter pensare a tutto ciò. Si devono avere ricordi di molte notti d'amore, nessuna uguale all'altra, di grida di partorienti, e di lievi, bianche puerpere addormentate che si richiudono. Ma anche presso i moribondi si deve essere stati, si deve essere rimasti presso i morti nella camera con la finestra aperta e i rumori che giungono a folate. E anche avere ricordi non basta. Si deve poterli dimenticare, quando sono molti, e si deve avere la grande pazienza di aspettare che ritornino. Poiché i ricordi di per se stessi ancora non sono. Solo quando divengono in noi sangue, sguardo e gesto, senza nome e non più scindibili da noi, solo allora può darsi che in una rarissima ora sorga nel loro centro e ne esca la prima parola di un verso.
Tutti i miei versi però sono nati diversamente, dunque non sono affatto versi.

R.M.Rilke I Quaderni di Malte Laurids Brigge
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fai riflettere ,ma sono dell'avviso che ognuno segue il suo verso ,il sentiero dela vita a volte è racchiuso in un attimo,ciao ariele

il 14/09/2008 alle 11:35

certo, ma quello che mi colpisce è che l'ammissione di umiltà venga da Rilke, poeta che ha scritto versi immortali
ciao
lilli

il 14/09/2008 alle 12:18

E' una bella pagina, ci propone di dare tempo, forma e sostanza alla vena poetica, senza disperderla in rivoli senza sbocchi, solo per il gusto di raccontare.
Si arriva alla poesia con un viaggio lungo, sia scavando in solitudine all’interno del proprio io, sia ponendosi a contatto con la natura e con la gente, attraverso i luoghi abitati da tutti i sentimenti.
La poesia è un percorso di maturazione del pensiero, nella gioia e nel dolore, nella dolcezza e nella sofferenza, ma è nel contempo segno di vita, da poter rivelare con immediato stupore o col soffio del ricordo e della malinconia.
Ti sono grata per avere proposto Rilke e la sua articolata riflessione.
Ciao, mati.

il 14/09/2008 alle 23:48