Sono scivolato
sulle onde increspate
di cui non ho mai conosciuto le profondità
e come salice ricurvo,
le lunghe filiformi braccia abbandonate,
ho pianto di me stesso,
dell’assenza di ricordi,
e della perduta memoria,
e dell’eterna giovinezza
che non vuole lasciarmi libero,
di quell’antica infanzia
che mi parla ancora,
di quelle sere
tra misteriosi vicoli,
ed erbose mura,
in cui il risuanar dei passi,
e le silenziose brezze,
impauriti sguardi volgean al mare.