PoeticHouse - Il Portale dei Poeti e della Poesia
Pubblicata il 10/08/2002
...

Io, che fui d'inverno sorpreso,
mal capii cos'era quel grigio terrore.
M'assisi in silenzio,
scrutando l'oscura presenza.
Niente era davver cambiato,
eppure... di dentro soffrivo.
Cos'era quel lieve tormento interiore?
Come piccola flebil fiammella,
s'accese in me un lento sentore.
Che fosse quell'antico rivale
che sorto da dune di vento
volgeva a render omaggio
all'umana natur sofferente?
Non credetti all'idea,
eppure si facea strada davver
la reale presenza
d'un vento lontano qui giunto.
E così m'accorsi d'esser preda
d'un vero disastro
per l'umana natura.
D'un tratto una coltre di nubi
minacciosa si fece dinanzi,
e il vento da amico sereno
si destò in un tumulto di tuono.
Cosa era, cosa mai giunse
con impeto così irriverente?
Fu così,
che mi distrassi un momento,
e mentre il tuono infieriva
m'accorsi di stare piangendo.
Non erano lacrime mie,
piangevo lagrime d'una triste pioggia.
Cominciai a capire...
iniziai a svenire..
dal mondo,
tra lampi e squarci del tempo.
Caddi al suolo riverso,
le mani nel fango impastate,
tra pioggia, dolente triste pioggia,
conobbi in quel modo
l'umana debolezza del cuore.
Per terra,
tra fiumi di fango in ascesa,
l'uomo conobbe un nemico,
quel gelido terrore dell'Anima
che si faceva chiamare l'Errore.
Era si dunque arrivato,
col suo carico di sofferto dolore
a sconvolger l'umana certezza.
In un gemito di straziante rigore
capii il tormento subito.
Ero agonizzante, impietrito,
Volevo fuggire, svanire.
Ma crebbe in me un debole pianto.
Forse ero davvero in forte disagio
bisognoso di trasfonder dolore.
Ma ora ripresi il volto dall'umida terra.
Era pur sempre un qualcosa di mio.
Dov'era il coraggio?
E la mia fiducia nella vita?
Forse per un piccolo,
tragico errore,
dovevo rinunciar ad esister ancora?
Giammai, ripresi coraggio.
Mi alzai con forza,
con ritrovato vigore.
Compresi la lezione del mondo.
Era si dunque difficil capire
esser in vita, tra la gioia e il dolore
mancava alla mia vista l'Errore.
Tra il pianto e il riso
la tempesta si fece più quieta.
Raccolsi da terra
il mio spirito affranto.
Lo presi, un abbraccio,
lo rimisi al suo posto,
con naturale destrezza.
Or poteva piovere,
levarsi il diluvio.
L'uomo aveva capito la vita.
Capito che dovunque andasse il timone
la nave segue sempre
il suo tentennante padrone.
E dal poco che il tempo si volse
un leggero sorriso
m'apparve sul volto.
Ora ero davver pronto
per unirmi al destino del mondo.
Avevo conosciuto l'Errore
ma sapevo come farmelo amico.
  • Attualmente 5/5 meriti.
5,0/5 meriti (1 voti)

mhhhhh...ne sei proprio sicuro?

il 10/08/2002 alle 15:24

Bè, l'invito all'uomo è proprio questo,
rialzarsi, riprender coraggio
perchè è difficile accettare i propri errori,
ma una volta che lo si è fatto,
la strada è diventare più forti,
sapendo che altri ce ne saranno,
ma andranno anch'essi vinti
e paradossalmente sconfitti.
Bye

il 10/08/2002 alle 23:51