Dalla vetrina guardavo quei panini uno ad uno. Sceglierne uno era un’impresa: erano tutti desiderabili.
Il mio sguardo cadde su di lui: bello, colorato, orgoglioso.
Dal lato fuoriusciva il rosso del pomodoro maturo e una gentile fettina di prosciutto crudo, e una timida foglia di lattuga ornavano il tutto.
L’aspetto mi convinse.
Poi sentii d’improvviso: “Ma non è giusto! Perché proprio me?”
Come poteva essere, una cosa del genere!
Con il pensiero risposi: ”Ho fame.”
L’altro mi disse: “Sono un panino comunista, rivoluzionario!”
Risposi: “Senti amico mio. In queste faccende, la politica non c’entra. Tu sei in vendita ed io ti compro e poi ti mangio.”
E il sandwich, deciso: “Non sai che sono l’ultimo dei comunisti? Non hai pietà di me?”
- Signore, desidera?
- Un attimo che sto decidendo …
Io di rimando: “ Tu sei un panino. Fai dunque il panino.”
E lui: “E tu fai l’uomo!”
Incredibile! Un sandwich mi teneva testa. E oltretutto mi stava facendo perdere l’appetito.
Improvvisai: ”Mettiamo il caso che siamo nemici. Tra avversari non c’è tenerezza, quindi posso mangiarti senza pietà.”
Il panino incalzò: “Magari tu fossi un avversario. Sapresti chi sei. Il dramma è che tu non sai chi sei. Ma te lo dico io! Sei un qualunquista privo di idee che si schiera dove più conviene. Fai schifo!”
- Signore, cosa prende?
- Signora, io vengo qui per mangiare e vengo poi insultato da un panino comunista.
- Ma signore, il comunismo è un ricordo e i comunisti non esistono più.
- Lo dice lei! Vede quel panino con il pomodoro ed il prosciutto. Quello è un comunista!
Così me ne andai arrabbiato e sconfitto, tra gli sguardi atterriti dei clienti del bar.