PoeticHouse - Il Portale dei Poeti e della Poesia
Pubblicata il 07/08/2002
Corri, cavallo, corri
Fino alle nere torri
Cavallo mio, venuto da lontano
Tuo è il sole, e i campi che percorri
Biondi di ricco grano

I tempi son quelli in cui ancora erano erette le immani piramidi di Babilonia.
Il fondatore della civiltà europea ha appena messo piede sui terreni arsi e scomodi che dovrà assoggettare.
Non ha ancora i crismi del civilizzatore e del battezzatore di negri, non i paramenti dell'homo oeconomicus.
Il nostro arcaico modello è poeta dei sibili d'aria dei dardi che vanno a infiggersi a destra o a manca sui legni o tra le ossa. E' barbaro, è capo di un'orda. Ha appreso anche lui, in anni diversi, i secoli di corse sfrenate sotto l'occhio lunare, il magno mare di prateria che gialleggia fin dove l'occhio può volare, le innumeri sere attorno a un fuoco, a ruminare i misfatti del giorno, buttando giù il succo di rozzi liquori, incandescenti come l'anima.
Barbaro, detiene una saggezza. Ha appreso i detti e i conti di anziani, bramani, sgherri, dervisci e capitribù delle sue parti. All'alba del duemila avanti cristo, quest'uomo è un tutt'uno col suo cavallo.
Il fiato suo ancora risente di tutto quel che ha visto, tutto nel giro di così poco.
Lo scandalo, la morte, il sovvertimento delle torri e dei popoli, tutto ha eccitato l'animo allevato a gerarchie patriarcali, alla fuga, alla rivolta, ai chilometri. Ora, sciolto e libero, si trova sotto un cielo Trace. Ansima.
Il pelo è lungo, un biondo sprezzante, ma il sole sopra le piste e le piramidi già ha fatto fosca la sua pelle.
Un occhio azzurro durissimo e un labbro non progettato per la futura retorica tengono a freno i nervi e i muscoli della sua bestia. La mano è salda. Un proposito, una volontà di dominazione, già ronza implacabile.
Un medaglione, ferraglia d'antiche massonerie simboliche gli pende al collo. Placcata d'oro.
Al fianco spada ed ascia della tradizione guerriera. Un bel soldatino, medita quali inedite teste penderanno, alla moda dei padri, dalla soglia di palazzi da innalzarsi. Conquista.
I neri popoli, si è saputo, si stanno sollevando verso il mare. La loro tumida terra è con loro un tutt'uno.
Questi vermi fatti col fango non sanno cosa è librarsi su ogni landa come i venti d'acciaio dell'Est.
Noi, si va, e si passa.
Il baldo petto offre all'orizzonte.



Oggi la placida Europa assisa sui suoi prodotti si gode il dolce succo delle glorie conquistate.
Di qui il tiranno Tedesco, bevitore di bionda birra, di qui l'olezzo scintillante che s'invola dalle labbra del Francese, di qui la boria dell'Inglese, l'eletta creatura, il satrapo degli oppressori; di qui la contadina olandese bigotta, il greculo monastico, impotente, denutrito che fantastica su Dio, l'italiano, il boss del quartiere, cui la mirabile peluria tesse arabeschi sull'ampio ventre ferace.
E finché i secoli vorranno, non vi sarà scampo.

E' finita, è finita
E' questa la vita
Questa l'immutabile sua ruota
Che sempre gira, come impazzita
E pure sta immota
  • Attualmente 1/5 meriti.
1,0/5 meriti (2 voti)