Nei suoi versi
ti ho visto nascere e volare via,
io che attraverso l’amore suo t’amo
-ti sfioro-
sul freddo di porcellana
e un mio bacio ti appanna il volto
che torna nitido
al passare di un mio polsino.
Qui dove il silenzio
si arroga la sua mercede
ti parlo a sfregio di chi
non sorride alla dolcezza di un ricordo
o alla tenerezza quale germoglio
del dolore più grande che sfianca.
E resterei per ore
a contarti le sue carezze negate
interposte a quei baci mai dati
e a parlarti di lei
che ti cresce nell’intimo suo.
Se ci fosse una porta da aprire
anche per un breve istante
vorrei le si spalancasse davanti
e brividi intensi a frustarmi la schiena
riempiendomi gli occhi di voi
con le mani a consumarvi d’amore
e a toccarvi
a stringervi.
Sai, questo fiore è il suo preferito,
solo ieri l’ho udita parlare di te.
E quegli occhi,
quegli occhi
che brillano e tremano,
e un altro bacio ti appanna il volto,
e un mio polsino che ripassa.
Ciao,
torno presto.