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Pubblicata il 27/06/2008
era un corpo guasto
sudaticcio ed instabile
cominciò a percepire lo scricchiolio del ritardo
salendo una scala
col vento di un dente rotto
mentre masticava tulipani sciancati
e voluttuosi barili di crepe croccanti
gli rotolarono addosso
ridendo
nel buio afoso
bavoso
ridicolo
di un compleanno grasso
disperato
di qualcun altro.

era un corpo guasto
sudaticcio ed instabile
come un pipistrello sbadigliava all’alba
per avercela ancora
si strusciava nei vicoli al sole
osservando i camerieri fumare
osservando le donne stirare
senza una meta
si sentiva al sicuro
dipingeva paesaggi autunnali
dimenticava la strada
imprecava contro la ruggine e il gel
invocava la pioggia
e poi
tornava a russare
affondando
nella sua ombra sudata
le gelosie
sciolte
nel diluvio
della sua memoria
crostacea

era un corpo guasto
sudaticcio ed instabile
ma orgoglioso e vivo
nel suo groviglio di cenere
che più si impigliava nella bava del ragno
più ribolliva di idee
gorgogliando
oscillando
logorroico
ubriaco
euforico
(non l’avresti ascoltato)
appeso al contrario
(e nemmeno io)
declamare a vuoto
i suoi neri spunti
rottamati
sproloqui di stupri
finiti

era un corpo guasto
sudaticcio ed instabile
finchè al mattino
sbadigliando
abbagliato dalla razzia dei colori
(bastava osservarlo)
si sedeva soltanto
(non ci vedeva)
o rideva di sè
e graffiava la strada
degli altri
finchè le unghie riflettevano il sole
e l’ombra si spalmava per terra
urtando la bellezza
gli crescevano nuove parole
così si alzava
e sprezzante
(come sempre)
urlava ai fiori di non abdicare
il loro stelo di solitudine
perché negli occhi dei regni dei vasi dei secoli
si può viver soltanto
una sola stagione
(noi ridevamo)
appassendo.
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Un tratteggio coinvolgente, nella ricca tensione esistenziale, con versi compatti, tesi ad esprimere i momenti, le circostanze, le contraddizioni, le emozioni essenziali.
Ciao, mati.

il 28/06/2008 alle 23:40