Scivola la gente e osanna le strade riunite.
Da oggi il Brasile è un turgido covo
di armate festose.
Lungo rarefatte vie la fiumana
si abbandona,
circuendo l’anima a vedette scarnite;
le baracche per l’inedia sono erose
e c’è sempre un uomo celioso,
che di notte congiura con la morte.
In un anfratto sigillato da putridi voti,
Olimpia la piccola mano dilata
cedendo di schianto al suo persecutore.
Ballo è la ferita che cola
dalla pupilla inerte di una sambera.
Il carro della pace mostra adesso
una bellezza oriunda, con fianchi
e petto sinuosi.
Non ha difese la patria degli uomini;
Olimpia stordita, si accascia
nel più vile dei fragori.