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Pubblicata il 25/06/2008
Miro Venere
Il primo pianeta simile a una stella
Dopo giorni di grondante silenzio
E lacrime sparse.
Troppa acqua ingurgitata.
Pensando a un nome
Al passato che non rientra.
Gesticolo saghe mentali
Informatiche,
E pagliacceggio
Rigorosamente da solo:
Punto org., ad esempio…
Che cazzo è?
Org…anismo,
Org…anico,
Org…asmo
…Mancato?
Da solo, tutto può accedere.
Anche un fallo
Tra le mani roventi di un’afa mediterranea.
Sento gorgheggi e rantoli per l’etere.
Ricordi.
Profumi umani su corpi d’altre galassie.
M’arrovello
E m’arrotolo
Come involtino di carne da cucinare
Su progetti infranti
Di sogni illusori.
Incubi invasivi della vita da sveglio.
Inutile.
(A)lambiccarsi il cervello su quale sia la realtà!
E per chi, poi?
Come se a una telefonata
A chi vuoi bene
Ti senti rispondere: “Hai bisogno di qualcosa?” e niente più.
E t’incazzi.
A ragione.
Con te stesso,
Ovviamente.
Pensavo di meglio e di più
In questa vita
Nel giorno del varco del Sole
In Cancro.
Simbolismo ermetico per eccellenza
Numero magico
In posizione emblematica
Di passione intensa, concupiscente ma creativa di vita!
Forse
Solo un piccolo crostaceo nero
Corrosivo
Invasivo
Occulto
Invisibile a saggi di radiazioni
Mi può ricondurre
Nella tana del Grande Mare
Della Vecchia Madre
Dalla quale tutti proveniamo:
Sputati fuori da una vagina
Di chi
Forse
Non ci voleva
O non ci ha saputi amare;
Pensava, forse, fuoriuscissimo da altro suo foro corporeo.
E che mendichiamo
Ora, da allora,
Un semplice abbozzo di sorriso
A contemplazione d’un gradevole attimo
Procurato
Dopo il quale
Siamo sfrattati
Dall’habitat
D’un amore che si credeva eterno.
Si torna a strisciare
Cacciati
Per guardare le stelle
Da sempre più lontano.
Stasera
Un freddo vento di Morte
Sbuffa tra urbani palazzi
In solstizio di umori naturali, caldi e precostituiti.
È solo la vita
Che si rinnovella:
Passeri a frotte, non solitari, su antenne vicine
Come uccelli nobili
Che si nutrono di cadaveri
Mi guardano e sembrano aspettarmi.
Sono qua!
Ma Dio non mi vuole
Ancora.
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Venere viene eclissata dalla luna in questo solstizio
madido di sudori e segni arcani come un lenzuolo a raccogliere sangue e umori da ferite e delusioni, ed anche i passeri possono divenire uccelli di Hitckochiana memoria. La sorte quando ci vuole sa bene dove trovarci, ma trova anche l'altro lato di questa aspettativa disillusa, è una amara consolazione l'unica grottesca vendetta che riuscciamo a mettere in atto.
Complice tuo
sergio

il 26/06/2008 alle 06:23