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Pubblicata il 29/05/2008
Già oltre la componibile lacerazione
aria
davanzale di quell' io ribellato
tra cubi di cemento
e casupole tagliate al tramonto.
Non ritorno
dalla maledetta libertà
presente
e spianata alla moralità del possibile
solo fermento
saliva
di un immaginario proibito.
Creati
da un dio impossibile
limite degli uomini
confusi tra miriadi di essenze
che si accalcano
complici di inconsci implosi.
I segni strettissimi
nervosi
strappati
dileguati
nell' aurora che il cuore inventa
quel cuore impresentabile
aria.
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La tua lirica è un’accorata analisi della realtà umana in tutta la sua vastità e le incertezze.
Interessante la necessità di inventare l'aurora se alla nostra vista non si offre.
Ciao, mati.

il 29/05/2008 alle 22:29

per la tua serenità inventa anche quello che non cè........ perchè l'essere umano deve essere felice.....
<Moonlight>

il 06/06/2008 alle 00:35