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Pubblicata il 20/04/2008
Si aizza, avvampando, al palpitare teso delle occhiate, un timido rossore dalle note tragiche e blasfeme: è Cartagine l’indegna, criniera sensuale e bella, nel mio giaciglio di spade affilate d’arroganza ove, accartocciata, riposa la sua malinconica figura d’indomata ed eterna guerriera.
Volontà che si fa preghiera, destando le ombre dal loro pasto di tenebre, di iene che trascinano carcasse, di tempi futuri che trascinano speranze.
Non solo grida ma strepiti di festa accolgono il frumento dorato, la nuova stagione dell’innocenza su di una biga alata di piume con le redini strette nelle mani di un fantomatico spauracchio a volteggiare d’aquilone per infiniti campi stellari, a cacciar via ospiti indesiderati, funeste e fastidiose presenze senza alcuna cognizione, dal capo chino dallo scorno padrone, votate ad una immotivata devozione per le loro stesse paure. Dimenticare, dimenticate...non sarà facile...
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epica e trascinante
da predicatore medievale..
ma ho il sospetto di un riferimento più al concreto..
molto bella
rst

il 20/04/2008 alle 22:40