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Pubblicata il 05/04/2008
Quando una nave vive la tempesta
smette lo sguardo fisso all'orizzonte
che mare e cielo non ha più di fronte

Ma è dentro questo mondo di paure

Sai, solo al sereno, attento ci starò
poichè d'inganno arrivo fu il mio porto
vidi lo scoglio a prua e i fasci rovinò

A stento presi il largo... a fiato corto

Adesso urlo al mare, come Ulisse
-riporto l'equipaggio per le terre-
anime sfinite, private d'ogni corpo

Che il cielo nè cappella benedisse.
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..e chi non ha mai scambiato un faro con un ingannevole fuoco acceso sugli scogli? Il buio e la tempesta che d'inganno fanno la vita..

il 06/04/2008 alle 00:05

Qui il vissuto personale, coi suoi momenti di affanno, perdita e smarrimento, rimanda al vissuto dell’umanità e al senso dell'appartenenza ad un unico e sofferente gruppo.
E' un viaggio coraggioso, ma allo stremo delle forze!
Ciao, mati.

il 06/04/2008 alle 00:16

in questo caso è il sereno che inganna
mentre alla tempesta sei preparato
al sereno no...

il 07/04/2008 alle 15:37

hai fatto nuovamente bingo
tra il personale e l'universale...

il 07/04/2008 alle 15:38