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Pubblicata il 19/03/2008
Rovi come biancospini
grondanti sangue
miele, innocenza,
accarezzano il dipanarsi
del mio corpo liquido
sparso a terra
avvolto nell’etere
fulgido, eterno,
immenso, destatosi,
oscuro essere.
Latita il verbo,
estesosi il vischio
oltre il lato delle cose
che faccio fatica a comprendere.
Amore,
i miei cieli hanno smesso di splendere,
hanno smesso di accogliere uccelli migranti,
sanno solo piangere
fulmini e lacrime
ma quel piccolo villaggio, ostinato e devastato,
non la smette di sopravvivere.
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Mi domando se col piangersi addosso ci si eroda o si eroda..

il 19/03/2008 alle 09:50