voglio un cubo di rubik rotondo
per dimenticare i sottopassaggi
i sorrisi e consigli dell’ascensore
i tappetini welcome sporchi
la radio di compagnia
il vento nei bigodini
i posaceneri nuovi
le calamite-souvenir nei discorsi
i tavoli traballanti
il futuro come non mai
la salsa tonnata nelle tasche
i baci aridi
la sabbia sporca di ghiaccioli sciolti
le dita dei piedi bagnate di noia
il rischio dell’apriscatole
il ritardo del colpo di scena
la vita in-diretta
le pettinature spettinate
il sapone grattuggiato
la bocca a trattino del tizio che viaggia davanti a te in treno
la suspense di polistirolo
la filatelia isterica
i segreti in maiuscolo
la colonna vertebrale consapevole
i nostri piccoli odii
il nostro odore
tra una portata e l’altra
tra un’opinione
e un tombino
di lacrime
alla glicerina
e le nostre anime smunte
sospese nell’attimo
eterno
su pinzette economiche
ma
fosforescenti.