sto sulla riva dello sbaglio
e sbraito
rutti già detti.
ma mi compiaccio di vedere
i sentieri già tosati
i sentieri incontrollati
i sentieri dimenticati
che ho calpestato in questo triangolo di tempo.
davanti c’è un muro di lattice
o un raglio di luce
e a volte persino un’infinita distesa di vita nel vento
come il primo respiro che agguanti al mattino
appena sveglio
dopo una ciucca tremenda
in cui le pareti tremavano
e i volti e le bugie soffocanti dei loro piedi in cantina.
eppure ora sei qui
ce l’hai fatta ancora una volta
a tornare in superficie
ad occhi chiusi
affrontando i tuoi emboli dislessici
chiusi in scatole colme di incubi
freschi
lo specchio è dalla tua parte
distruggilo.
il sole è un arco acido di silenzio
muto.
soffia nell’iride del gatto
ed impara a pescare tra le fratture del terremoto
perché hai una chance nuova di cellophane
oggi
e
con pala e piccone
non ti resta che scegliere
dove
ritornare a scavare.