"...anni per rubargli il segreto...e non ci sono riuscito...". "...Ma ne sento il respiro, calmo come l'origine...". "...è questo che amo della sera, non la parola. Ma la gioia e la tristezza infinita...".
Alcuni passaggi, alcune chiavi, e altre ancora dopo, da non riscrivere per pudore di sfiorarle: questa l'impressione di preziosità di questa poesia, come diamanti le parole, come perle i pensieri del "vecchio" di fronte al suo monte. "Ma quando sarà il momento..." l'antica Madre raccoglierà le sue polveri, il suo respiro, svelando il segreto "dolcemente inquieto".
Caro Blue, vorrei scrivere a lungo sulle sensazioni/emozioni suscitate da questa tua, anche per il piacere di offrirtele come pegno di consonanza profonda, ma sarebbe sciocco usare troppo le parole, rischiando di svilire la forza lirica di questa meravigliosa toccante testimonianza che ci dai, non della montagna (soltanto) e del tuo saper dare vera poesia, ma della tua sensibile presenza tra noi.
Te ne sono grato.
Un abbraccio.
Max
Io ti sono infinitamente grato per il tuo commento e per il tuo ascolto sincero.
Non riesco a slegare il paesaggio dall'esistenza.
Ogni cosa ha significato quando filtra attraverso gli occhi della vita, quando si impreziosisce sotto il cuore umano. Così per i diamanti: pensa al modo in cui nascono. Così per le perle. E' lento il mormorio in cui la vita s'esprime: e qui uso una figura cristiana, ma che va bene lo stesso "laicizzandola": i gemiti, inesprimibili, dello Spirito.
Saremo pure un esercito di formiche: siamo un formicaio. Ma abbiamo qualcosa di strano rispetto alle formiche.
Siamo la canna di Pascal: si flette nel vento. Ma sentiamo questo fletterci, e lo esprimiamo nel suo mistero.
Sono contento di risentirti.
Può essere sfida, come ricerca.
Le vite sono diverse.
Ma la forza, c'è.
E l'accesa sensibilità...pori della pelle.
Tutti presi da ogni cosa.
Per scavarci dentro, sentire.
Vivere.