PoeticHouse - Il Portale dei Poeti e della Poesia
Pubblicata il 27/07/2002
"Sai, senti, tocca,
respira. E' l'antica
presenza della Madre"
sussurrava il vecchio,
di fronte a colline,
nello spegnersi
dolce sibillino del sole
morente nell'indorata
vallata. Fissava
con ardore calmo,
e gli occhi vagavano
da ogni rilievo
allo splendere degli occhi
miei, e ritrovando
di curiosità conforto,
continuava.
"Venni, anni fa.
E nel primo contatto
mi mozzò il fiato,
quella durezza, alta,
lunga, imponente.
Mi persi nell'erbal
sussurro del fianco
nudo, come di donna,
eppur maestoso e fermo
di padre.
Anni per togliergli,
rubargli il segreto,
anni per interrogare
il seme della Terra,
e il mio di uomo,
sotto forti colpi di zappa
fertile. Anni, e zolle,
nel sudore gioioso
del meriggio, nel sorriso
dei bimbi, nelle ferite dei
rovi, nel canto delle foglie
danzanti, poi cadenti.
Anni, ti dico, e
non sono riuscito.
A sentire la parola,
il verbo della montagna.
Ma ne sento il respiro,
calmo come l'origine.
Immobile fluendo,
scorrendo e riempendo
fiumi, torrenti,
pieno di vite e di vita.
Lo sai ?"
E i suoi occhi lontani
ardevano di luce.
"E' questo che amo
della sera. Non la parola.
Ma la gioia e la tristezza
infinita.
Arriva, piccolo,
per me la notte.
E finalmente
ruberò il segreto.
Non so se volerò via,
mi raccontavano
d'anime, di ali,
non so, piccolo mio.
Ma quando sarà il momento
la mia polvere tornerà
al monte, e con lui
respirerà.
E capirò quel che
passa ora incomprensibile,
dolcemente inquieto.
Lascia sol che ti dica
una cosa,
che ti amo,
piccolo mio"
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"...anni per rubargli il segreto...e non ci sono riuscito...". "...Ma ne sento il respiro, calmo come l'origine...". "...è questo che amo della sera, non la parola. Ma la gioia e la tristezza infinita...".
Alcuni passaggi, alcune chiavi, e altre ancora dopo, da non riscrivere per pudore di sfiorarle: questa l'impressione di preziosità di questa poesia, come diamanti le parole, come perle i pensieri del "vecchio" di fronte al suo monte. "Ma quando sarà il momento..." l'antica Madre raccoglierà le sue polveri, il suo respiro, svelando il segreto "dolcemente inquieto".
Caro Blue, vorrei scrivere a lungo sulle sensazioni/emozioni suscitate da questa tua, anche per il piacere di offrirtele come pegno di consonanza profonda, ma sarebbe sciocco usare troppo le parole, rischiando di svilire la forza lirica di questa meravigliosa toccante testimonianza che ci dai, non della montagna (soltanto) e del tuo saper dare vera poesia, ma della tua sensibile presenza tra noi.
Te ne sono grato.
Un abbraccio.
Max

il 27/07/2002 alle 14:52

Io ti sono infinitamente grato per il tuo commento e per il tuo ascolto sincero.
Non riesco a slegare il paesaggio dall'esistenza.
Ogni cosa ha significato quando filtra attraverso gli occhi della vita, quando si impreziosisce sotto il cuore umano. Così per i diamanti: pensa al modo in cui nascono. Così per le perle. E' lento il mormorio in cui la vita s'esprime: e qui uso una figura cristiana, ma che va bene lo stesso "laicizzandola": i gemiti, inesprimibili, dello Spirito.
Saremo pure un esercito di formiche: siamo un formicaio. Ma abbiamo qualcosa di strano rispetto alle formiche.
Siamo la canna di Pascal: si flette nel vento. Ma sentiamo questo fletterci, e lo esprimiamo nel suo mistero.

il 27/07/2002 alle 20:38

Sono contento di risentirti.
Può essere sfida, come ricerca.
Le vite sono diverse.
Ma la forza, c'è.
E l'accesa sensibilità...pori della pelle.
Tutti presi da ogni cosa.
Per scavarci dentro, sentire.
Vivere.

il 27/07/2002 alle 22:58