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Pubblicata il 07/02/2008
Ambulatori e sale d’aspetto piene di gente di colore
aspettano in fila loro turno pazienti
poichè la rassegnazione fa parte ormai del loro Dna.

Non hanno mai conosciuto la fretta
ma le malattie, i virus e le infezioni
e il dolore, acuto e talora intenso
che solo si può sperare di lenire per un momento.

Così aspettano e si accalcano in attesa della chiamata
Fuori è caldo è lì almeno si respira
Sotto una ventola che gira lenta.
Fuori, sabbia e piante brulle e smog di camion.

Altrove, in un’altra latitudine
lo stesso luogo con gente in attesa
non come la prima, questa è più pallida:
la pelle sembra come slavata.

Tutto è bianco come la neve
i muri le pareti ed i corridoi
L’attesa è meno lunga ma il male è lo stesso
fuori, grigio ovunque, auto, computer e tutto che va in fretta.

Dove il sole batte più caldo
pare che questo ordine veloce si sciolga
e tutto si fermi, e si sciolga.

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E' volutamente lento, d'accordo... ma tu hai scritto requiem per una notte, per i de cuius. Io invece cerco di essere più positivo.

il 07/02/2008 alle 18:54

Un confronto tra due mondi, tra atteggiamenti diversi, tra stili di vita che dipendono anche da fattori climatici ed ambientali.
Ciao, mati.

il 07/02/2008 alle 23:49

la diversità di questo vivere cosi diverso e cosi vero....sai far vivere i tuoi scritti che penetrano nell'anima e lascia il segno.....Gabriela.

il 18/05/2015 alle 19:29